Dall’associazione Avvocato di strada, nel 2019 assistite quattromila persone

Un clochard in una strada di Torino
I clochard che non accettano di andare a dormire nei dormitori restano sotto i portici delle vie centrali di Torino, 17 marzo 2020 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

BOLOGNA. – “Difendere i diritti degli ultimi, significa difendere i diritti di tutti”. E’ questo il senso del lavoro dell’associazione ‘Avvocato di strada’, organizzazione no profit che dal 2001 ha assistito 38.468 persone, senza fissa dimora, svantaggiate e migranti.

“Diritto alla residenza e di famiglia, fogli di via, tutela di persone vittime di violenze e aggressioni, diritto dell’immigrazione. Anche quest’anno le nostre attività hanno riguardato a 360 gradi pratiche di tutte le aree giuridiche”, spiega Antonio Mumolo, consigliere regionale Pd dell’Emilia-Romagna e presidente nazionale dell’associazione, che oggi ha presentato il bilancio sociale riferito allo scorso anno.

Quasi 4mila persone, 3.988 per l’esattezza, assistite gratuitamente in tutta Italia nel corso del 2019. Ben 1.075 avvocati e volontari impegnati quotidianamente in 55 città, da Nord a Sud, per un valore del lavoro legale messo a disposizione degli ‘ultimi’ pari a 2,7 milioni di euro.

La mancanza della residenza anagrafica, requisito essenziale anche per richiedere il reddito di cittadinanza, si conferma il problema principale per chi vive in strada e di conseguenza rimane il tema più trattato dai volontari.

“Rispetto al 2018, nel corso del 2019 sono state ben 351 in più (861 in totale, ndr.) le pratiche aperte per questioni legate all’iscrizione anagrafica – sottolinea Mumolo – con un incremento del 69% rispetto all’anno precedente”.

Le pratiche di diritto amministrativo sono state 562, in cima alla ‘classifica’ 355 casi relativi a multe e sanzioni. Aumentano, seppur di poco, le pratiche di diritto dei migranti (permessi di soggiorno, protezione internazionale, decreti di espulsione e cittadinanza), che passano da 1046 a 1228, mentre quelle di diritto penale sono invece diminuite, da 386 a 347.

“Questo bilancio esce in un momento difficile per tutti noi. Il Covid-19 sta producendo povertà, paura, lacerazioni sociali e distanziamento di coscienze”. Per il presidente di ‘Avvocato di strada’ in questo periodo è cresciuta, anche legislativamente, l’offensiva di una parte di società che fa dell’esclusione, della lotta fra poveri, la sua unica pratica politica.

“Basta guardare gli effetti dei cosiddetti ‘Decreti sicurezza’ e la battaglia giudiziaria che ne è scaturita. Il rischio – secondo Mumolo – è che adesso questa dinamica possa aggravarsi, anche solo a causa delle conseguenze economiche della crisi sanitaria. Diventerà forse più difficile tutelare i diritti dei deboli. E più prezioso. Noi continueremo a farlo. Non esistono cause perse”.

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