Allarme Onu, 3.300 miliardi in fumo nel turismo

Turismo: in una spiaggia dell'Emilia-Romagna ombrelloni a distanza di sicurezza
Turismo: in una spiaggia dell'Emilia-Romagna ombrelloni a distanza di sicurezza. ANSA/ EMANUELE VALERI

ROMA.  – L’Onu lancia l’allarme per il turismo: la pandemia avrà un effetto devastante sul settore, con perdite che potrebbero superare i 3.300 miliardi di dollari. Per scongiurare tale scenario, l’Europa ha scommesso su un ulteriore ampliamento delle possibilità di viaggiare da e per l’estero, aprendo le frontiere esterne a 14 paesi. Una potenziale bocata d’ossigeno anche per l’Italia, che con l’industria delle vacanze pre-Covid copriva il 13% del pil.

Il lockdown ha fatto quasi collassare l’economia mondiale. Il turismo non è stato risparmiato, anzi è stato tra i settori più colpiti, tra voli cancellati e la paura di spostarsi che è ancora molto presente, anche in un fase in cui viaggiare è di nuovo permesso.

I mesi estivi saranno un termometro di quanto accadrà, ma le stime sono preoccupanti. Il Cnuced, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di commercio e sviluppo, ha pubblicato un’indagine che parla da sola: per il turismo ed i settori ad esso collegati i prossimi mesi si tradurranno in un perdita che, nel migliore dei casi, arriverà a 1.200 miliardi di dollari.

Nel peggiore,  3.300, pari al 4,2% del pil mondiale. Un monito per ricordare “ciò che sembriamo dimenticare, il suo ruolo di linfa vitale per milioni di persone in tutto mondo”, ha avvertito la direttrice della divisione commerciale Pamela Coke-Hamilton.

Sono i paesi in via di sviluppo, che di vacanze vivono, a rischiare il crollo. In uno scenario definito moderato, la Giamaica perderebbe l’11 percento del pil, la Thailandia il 9, Repubblica Dominicana, Kenya e il Marocco il 5%. Anche i paesi con economie diversificate rischiano ingenti perdite: 190 miliardi gli Usa, 100 la Cina, oltre 40 Germania, Francia e Spagna.

Per l’Italia i mancati introiti potrebbero superare i 34 miliardi. La Croazia vede un voragine da -9% del pil.

L’Ue, per fermare questa emorragia, ha deciso che dal primo luglio i cittadini di 14 paesi extraeuropei potranno entrare nei paesi membri per le vacanze. In questa stessa giornata anche la circolazione interna si è rafforzata.

La Grecia, che dal 15 giugno aveva avviato una riapertura solo parziale, ha fatto ripartire il traffico internazionale verso le sue isole. Con oltre 100 voli attesi in 14 aeroporti. Mentre i porti di Patrasso e Igoumenitsa sono tornati ad accogliere i traghetti dall’Italia.

Proprio l’Italia era stata tra i primi paesi nell’Ue a riaprire i propri confini ai partner, il 3 giugno, per rianimare la propria economia puntando sui turisti. Ora l’auspicio è che il Belpaese torni ad essere la meta non solo degli europei, ma anche di australiani, giapponesi e canadesi, solo per citarne alcuni tra i 14 della lista Ue.

Allo stesso tempo, i connazionali potranno godersi una meritata vacanza in paesi come Marocco, Nuova Zelanda e Thailandia (anche se per i paesi extra Ue e Schengen vige ancora l’obbligo di quarantena al rientro).

Quanto alla Cina, la ripresa della circolazione da e per l’Europa resta vincolata alla reciprocità. Niente da fare, invece, per Russia e Stati Uniti, almeno finché i numeri della pandemia continueranno ad essere così catastrofici.

(di Luca Mirone/ANSA)

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