De Simone, “muchomasqueidiomas.com”, molto più di una scuola di lingue

"muchomasqueidiomas.com"

MADRID – La pandemia ci ha costretto ad adeguarci a una nuova realtà, a cambiare il nostro modo di agire e ad esplorare nuovi sentieri. Ci ha posto davanti ad una sfida inattesa, quotidiana; una prova che riusciremo a superare se avremo la forza per reinventarci. Ed è proprio questa la strada intrapresa con creatività dall’accademia di lingue, “muchomásqueidiomas.com”, da quando la covid-19 ci ha costretto all’isolamento. Il suo staff si è rimboccate le maniche per trasformare la crisi in opportunità di crescita.

– Già prima della pandemia, offrivamo lezioni online. Ma, in realtà, era poca cosa. Solo qualche alunno preferiva questo tipo di apprendimento rispetto a quello tradizionale. Ora ci siamo dovuti riorganizzare. Una cosa è qualche lezione online e un’altra è trasferire tutto, il 100 per 100, ad una piattaforma digitale. Eppure, ci siamo riusciti – Romina De Simone, quando decise di fondare l’accademia “muchomásqueidiomas.com”, non avrebbe mai immaginato l’evoluzione che questa avrebbe avuto. Ancor meno, l’emigrazione obbligata al mondo digitale. Ora ne parla con soddisfazione, senza nascondere un pizzico d’orgoglio.

– Ci siamo reinventati avvalendoci di tutti gli strumenti a nostra disposizione – afferma -. Ad esempio, durante la pandemia abbiamo continuato a fare cineforum. Ma online. In un primo momento, avevamo pensato alla possibilità di appoggiarci ad una piattaforma digitale. Ve ne sono tante. Assistere alla proiezione del film attraverso la condivisione dello schermo e, poi, iniziare la discussione. Poi mi sono detta: chi non ha una buona connessione internet a casa rischia di non poter vedere il film. Ho capito, dunque, che era necessario orientarsi verso un’altra soluzione. Ho spulciato Internet con meticolosità. Ho girato e rigirato per trovare alternative gratuite. Quindi, utilizzando le risorse che offre la rete, ho inviato agli alunni, ogni inizio settimana, il link del film da vedere stando comodamente a casa. Il venerdì, ci ritrovavamo in videoconferenza e ne parlavamo… a distanza. A volte – commenta convinta -, vicende negative conducono a soluzioni positive. Ma devi avere la capacità di vederle e di metterle a frutto. La programmazione del cineforum, che ha avuto un incremento importante di partecipanti, cerca di andare incontro a tutti i gusti. Così si è deciso di dedicare il primo venerdì del mese alla commedia; il secondo, al cinema drammatico; il terzo, al documentario e il quarto al cinema d’autore.

Romina De Simone
Romina De Simone

Racconta che, in una occasione, il videoforum online ha avuto come argomento un documentario realizzato da Santino Spinelli, un professore esperto in cultura rom. Lui stesso appartiene alla comunità rom.

– Spinelli è intervenuto al dibattito – ci dice sorridendo -. Prima della pandemia non sarebbe stato possibile. Ha partecipato perché il dibattito si è svolto in video-conferenza.

 

De Simone: “Inseguire un sogno”

Un progetto rivolto agli amanti della nostra lingua. E, in Spagna, sono realmente tanti. L’Italia, d’altronde, è a un tiro di schioppo. E la nostra cultura mediterranea si confonde a volte con quella spagnola.  Ma non è l’unica ragione per la quale De Simone decise, nel 2015, di trasformare un sogno in realtà.

– Mi sono resa conto che oltre al desiderio di continuare ad investire gli anni della mia vita nell’insegnamento, il mio sogno era quello di creare qualcosa di veramente mio – spiega -. Già dal 2005, 2006 desideravo poter fare didattica seguendo un metodo mio.

– E così nasce l’accademia…

– Esatto – annuisce -. Il progetto è stato lanciato nel 2015 ma, in realtà, è nato molto prima. Ho studiato a Pisa, lingua e letterature straniere. Poi ho frequentato un corso di post-laurea in “Didattica dell’Italiano come Lingua Straniera” a Perugia. Ho studiato e lavorato in Germania. Ci andai grazie ad una borsa di studio Erasmus. Il sistema tedesco ti permette di ascendere, di continuare a formarti e a crescere. Credo che sia uno dei suoi pregi. Ho lavorato presso l’Università di Göttingen in Germania e quella per gli Stranieri di Siena – prosegue -. Ho lavorato anche per privati. Ad esempio, presso la Volkshochschulen, una specie di università della terza età. Ovunque ho notato che chi frequenta i corsi, una volta conclusi, desidera continuare a praticare e approfondire la conoscenza della lingua dedicandosi alle proprie passioni. Allora mi son detta… perché non unire l’utile al dilettevole e prendere due piccioni con una fava? Insomma, perché non insegnare la lingua attraverso attività che facciano leva sulle passioni degli alunni? Ti piace il cinema? Allora facciamo un cineforum. Ti piace leggere? E allora organizziamo un club di lettura. Ti piacciono gli sport? Pianifichiamo attività sportive.

In altre parole, studiare la lingua seguendo percorsi non convenzionali. De Simone precisa che comunque “la persona incaricata di seguire l’alunno è sempre un’insegnante che approfitterà di quell’esperienza per aiutare ad avanzare nella conoscenza linguistica”.

– Come sono stati i primi passi? Non è facile trovare buoni insegnanti, neanche lo è avere un luogo nel quale dare lezione…

– Ho omesso una informazione che ritengo rilevante – puntualizza -. Sono arrivata in Spagna, a Madrid, ad ottobre del 2011, dopo aver vinto un concorso all’Istituto Italiano di Cultura. Fin dal momento in cui decisi di parteciparvi ero sicura che quella esperienza sarebbe durata al massimo 2 anni. Negli Istituti Italiani di Cultura non esiste la figura dell’insegnante fisso. Ciò vuol dire che, chi vi lavora da tantissimi anni è un “fisso-discontinuo”. Il mio era un contratto a tutti gli effetti, per cui avevo 12 mesi pagati, vacanze ecc.… Ma potevo restare al massimo due anni. Se fossi rimasta più tempo, sarei passata ad essere insegnante fissa. Avrei creato un precedente che non avrebbe giovato a nessuno degli Istituti Italiani di Cultura sparsi per il mondo.

 

A Madrid nell’IIC

Riconosce che aver vinto il concorso le ha permesso di venire a Madrid e trasformare in realtà un desiderio che inseguiva da tempo: fare un’esperienza in un paese ispanofono.

– Avevo studiato lingue e lo spagnolo era una mia passione – prosegue -. Volevo perfezionarlo sul posto. Quando si concluse il capitolo relativo all’Istituto Italiano di Cultura mi chiesi: e ora? La risposta arrivò dai miei ex alunni. Mi dissero: “vogliamo continuare a fare lezioni con te”. Devo tanto a loro…

Continua a fare lezione. È un periodo che vive intensamente, approfittando di quella pausa per colmare le sue lacune come imprenditrice.

– Ho frequentato un secondo master in traduzione audio-visiva per produzioni cinematografiche – ci dice -. Ne è venuta fuori un’altra linea d’interesse. Non è un lavoro a tempo completo ma mi impegna con una certa frequenza. Ad esempio, ora sono impegnata in un progetto del Guggenheim di Bilbao. Registro in italiano le autoguide di tutte le mostre. A volte mi chiamano per registrare spot pubblicitari.

– Quindi sempre impegnata…

– Diciamo che non mi annoio – sorride -. Quei mesi di transizione, dal momento in cui lasciai l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid fino a quello in cui lanciai “muchomasqueidiomas.com”, furono importanti per la mia formazione come imprenditrice. Frequentai tanti corsi per persone che, come me, avevano bisogno di competenze per costruire qualcosa di proprio.

Romina De Simone e Ian Porter
Romina de Simone e Ian Porter

Ricorda che spesso si ripeteva: “Romina attenta, non fare il passo più lungo di quello che la tua gamba permette”. Prudenza e cautela ma anche una buona dose di coraggio e un pizzico di audacia. Quindi, la decisione di “varcare il Rubicone”.

– Cominciai a bussare a tante porte, a cercare locali in cui si svolgevano attività i cui datori, dal mio punto di vista, potevano essere potenzialmente interessati ad una collaborazione – ammette -. Ad esempio, ricordo che le primissime riunioni del club di lettura si svolsero in una libreria che si trova nel quartiere di “Opera”. Ha salette per la presentazione di libri. Mi dissi, a loro può interessare: porto potenziali clienti e offro una maggiore diffusione alla libreria. Pagavo un piccolo affitto. Era una quota mensile che poi mi era restituita in termini di “buoni sconto” per l’acquisto di libri che io regalavo agli alunni. Ecco, all’inizio le attività si svolgevano in questo modo. Cercavo dove realizzarle, tenendo conto di quella che era la loro natura. Il Cineforum si svolgeva in una “Escuela de Negocios” che aveva un piccolo locale assai simile ad una saletta di cinema, con poltroncine e maxischermo. Vedevamo il film, in italiano con sottotitoli in italiano, e poi ci recavamo al piccolo bar all’interno della stessa “escuela”. Prendevamo qualcosa da bere e da mangiare e analizzavamo il film, sempre in italiano.

– Quando hai sentito la necessità di avere un luogo tutto tuo?…

Fa memoria. Lo sguardo si perde nel tempo. Sorride e racconta che, dopo una breve indagine di mercato si rese conto che la miglior decisione era appoggiarsi ad un coworking. Era il gennaio del 2019.

– I coworking – spiega – sono ambienti molto piacevoli dove hanno la propria sede startup e piccole imprese. Alcuni alunni, prima della diffusione della pandemia, arrivavano in anticipo. Si sedevano nel salottino a leggere un libro, a navigare in internet e a prendersi un caffè. Anche dal punto di vista degli affari, risulta vantaggioso. In un coworking convivono tante realtà. Permette di fare amicizie ed avere anche nuovi alunni. Mi è capitato tante volte. Ad esempio, è possibile che l’azienda che ha l’ufficio accanto al tuo abbia bisogno di una traduzione. Sa che accanto ha una accademia di lingue. Quindi, si rivolge a te e da lì può nascere una nuova collaborazione.

 

“C’è ancora tanto da fare”

La nostra conversazione si svolge in un piccolo locale nella “Calle Lagasca”. Fuori il caldo agostano “madrileño”, soffocante e opprimente; dentro l’ambiente reso mite e accogliente dall’aria condizionata che ogni tanto sbuffa. È quasi ora di pranzo. Il rumore dei piatti e delle posate, il mormorio dei clienti e la voce dello speaker del telegiornale della radiotelevisione spagnola si mescolano. È un sottofondo che ci accompagna senza mai distrarci.

Per “muchomasqueidiomas.com”, la lingua italiana, come è facilmente immaginabile, è l’asse principale: la colonna portante. Ma nell’accademia si insegnano anche inglese e spagnolo per stranieri.

– C’è ancora tanto da fare – ammette -; rimboccarsi le maniche e lavorare. Per quel che riguarda l’italiano – spiega -, andiamo molto bene. La nostra miglior pubblicità è il passaparola. Nel corso degli ultimi anni ho investito e sperato tantissimo nelle reti sociali. Ma il risultato è stato deludente. Non così il passaparola. Lusinga perché vuol dire che lavori bene. Se così non fosse, nessuno parlerebbe di te. Tantomeno, ti raccomanderebbe. Abbiamo qualcosa di inglese e di spagnolo per stranieri.

Ci dice che la scorsa estate l’accademia ricevette alcuni sardi arrivati per un corso intensivo con attività culturali.

– È un’altra linea del progetto: organizzare vacanze studio a Madrid – ci dice -. Rispecchia la nostra filosofia: essere “cultura y diversión”. Quel gruppetto di sardi se ne andò entusiasta e a malincuore. In due settimane, tanto durò la loro permanenza a Madrid, fecero di tutto e di più. Visite a Musei, caccia al tesoro nel “Parque El Retiro”, escursioni in località vicine a Madrid, serate di cucina tipica spagnola e flamenco, ecc.

 

Corsi per ogni esigenza

– Parlaci dei corsi. Immagino che la concorrenza sia spietata…

– Cerchiamo di coprire tutte le esigenze – commenta -. Abbiamo lezioni private, online o presenziali, e lezioni in gruppo. Abbiamo i corsi classici e monografici. Di quest’ultimi mi occupo personalmente. Sono studiati per i livelli più alti. Dopo aver frequentato 4, 5, 6 anni, aver studiato tutta la grammatica, aver letto tutti i manuali presenti nel mercato e dopo aver studiato la famiglia italiana, la cucina italiana, la moda italiana, ecc., ecc. gli alunni cercano qualcosa di più. Siamo aperti alle loro richieste. Credo che sia fondamentale non imporre ma ascoltare. Permettere agli alunni di scegliere l’argomento dei corsi monografici. Ad esempio, nell’ultimo quadrimestre, quello che si è concluso a giugno, abbiamo parlato di storia d’Italia attraverso il cinema.

Riconosce che questi corsi richiedono uno sforzo da parte degli insegnanti che devono prima indagare, e poi didattizzare quanto trovato. Tutto senza perdere di vista l’obiettivo finale. Per quel che riguarda i prezzi, commenta che non sono molto diversi da quelli di altre accademie. Ma precisa:

– La differenza risiede nel numero degli alunni. Non abbiamo classi di 15 o più studenti. In un’aula vi possono essere 5 o 6 alunni.  Lo studente ha più tempo per interagire con l’insegnante e l’insegnante può dedicargli più tempo. Il nostro alunno non è un semplice numero. Si crea un rapporto più stretto. Dallo scorso anno – conclude -, abbiamo iniziato ad organizzare viaggi didattici in Italia. Il primo è stato in Basilicata, la grande sconosciuta d’Italia. Siamo arrivati a Napoli, poi abbiamo proseguito verso est fino ad arrivare a Bari. In Basilicata abbiamo scoperto le tradizioni, la gastronomia e la cultura della regione. Per i ragazzi è stata una esperienza fantastica. Non si sono sentiti turisti ma italiani tra italiani. Abbiamo avuto laboratori della pasta, del pane e della ceramica. Abbiamo visitato una cantina vinicola con degustazione. A settembre, se la covid ce lo permetterà, ripeteremo l’esperienza, ma in Sicilia.

Mauro Bafile

 

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