Sequestrati conti e appartamento di Navalny a Mosca

Il leader dell'opposizione russa Alexei Navalny, Immagine d'archivio.
Il leader dell'opposizione russa Alexei Navalny, Immagine d'archivio.(ANSA/AP)

MOSCA.  – Alexei Navalny non ha fatto in tempo a celebrare la dimissione dall’ospedale berlinese la Charité che subito da Mosca gli è stata recapitata una bella grana. I suoi conti correnti e il suo appartamento nel quartiere semi centrale di Maryino sono stati sequestrati dalle autorità giudiziarie a seguito della causa intentata – e vinta – dall’oligarca Yevgeny Prigozhin.

Quello che Vladimir Putin ha definito “il nostro George Soros”. Prigozhin, sanzionato da Usa e Ue per le sue attività legate alla ‘fabbrica dei troll’ e alla compagnia d’armi privata Wagner, aveva annunciato poco tempo fa che avrebbe “rovinato” Navalny se fosse sopravvissuto all’avvelenamento. Ed eccoci qui.

La vicenda in realtà è molto articolata. A inizio 2019 il Fondo Anti-Corruzione (FBK) di Navalny aveva pubblicato un’indagine in cui indicava la società di catering alimentare Moskovsky Shkolnik come di proprietà Prigozhin (che ha negato) e l’ha accusata di aver provocato un’epidemia di dissenteria negli asili e nelle scuole di Mosca nel dicembre precedente.

La società ha fatto causa e nell’ottobre del 2019 il tribunale ha condannato FBK a pagare 88 milioni di rubli di danni (circa un milione di euro al cambio attuale). Non solo. Anche Navalny e l’avvocato del Fondo – nonché attivista – Lyubov Sobol sono stati condannati in solido.

Infine, colpo di scena. Lo scorso agosto è venuto fuori che Prigozhin in persona aveva acquistato il credito dalla Moskovsky Shkolnik – ovvero dalla società che aveva negato di possedere – per poter rivalersi personalmente su Navalny e soci. Cosa che è puntualmente avvenuta. I conti di FBK e di Sobol sono stati bloccati. E ora è toccato a Navalny.

“Invece di schierarsi con i bambini, il tribunale si è schierato con Prigozhin”, ha commentato l’addetta stampa di Navalny Kira Yarmysh su Twitter. “Di conseguenza hanno sequestrato i beni e l’appartamento di una persona che era in coma”, ha aggiunto, precisando che il principe degli oppositori russi (che ha una moglie e due figli) potrà ancora vivere nell’appartamento ma non potrà “venderlo, donarlo, affittarlo o ipotecarlo”.

Una vendetta evidentemente personale. Prigozhin, infatti, mentre Navalny era ancora in terapia intensiva allo Charité aveva effettuato un bonifico all’ospedale berlinese per finanziare le cure dell’oppositore. “Mi deve molti soldi, debe guarire”, aveva fatto sapere attraverso il suo ufficio stampa. Una spacconata. Che la clinica tedesca ha ignorato, rifiutando la transazione.

Navalny, che ha promesso di tornare in Russia non appena la sua salute lo permetterà, per ora resta in Germania, dove sta continuando la sua riabilitazione. Il braccio di ferro tra il Cremlino e il resto del mondo intanto va avanti.

Mosca, che nega l’avvelenamento, ha chiesto alla delegazione tedesca presso l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche di fornire “informazioni esaustive” sul cosiddetto caso Navalny e in particolare “i risultati di analisi, biomateriali e altri campioni clinici in possesso del governo federale”. Il tutto entro dieci giorni, come da regolamento.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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