Addio a John Le Carré, il maestro delle spy story

John Le Carré in una foto del 2007.
John Le Carré in una foto del 2007. EPA/GUIDO MANUILO

ROMA. – In ‘Una spia che corre sul campo’, uscito poco più di un anno fa, aveva raccontato gli anni della Brexit, immaginando un’alleanza tra i servizi segreti di Londra e l’America di Trump con il duplice scopo di minare le istituzioni democratiche europee e smantellare il sistema internazionale dei dazi.

“E’ mia convinta opinione che per la Gran Bretagna, per l’Europa e per la libera democrazia in tutto il mondo, l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue al tempo di Trump e la conseguente dipendenza senza riserve sugli Stati Uniti in un’era in cui gli Usa hanno imboccato la strada del razzismo istituzionale e del neo-fascismo è un disastro senza precedenti”, aveva fatto dire a uno dei personaggi del romanzo.

E per manifestare contro la Brexit era sceso in piazza a ottobre 2019 John Le Carré, maestro della spy story acclamato nel mondo, celebre per le sue storie di spionaggio intrise di realismo e critiche nei confronti della società moderna, dalla Guerra Fredda ai fallimenti della globalizzazione, morto il 13 dicembre all’età di 89 anni.

Vero nome David J. M. Cornwell, nato a Poole, nella regione inglese del Dorsetshire, nel 1931, Le Carré insegna all’università di Eton, prima di diventare un funzionario del ministero degli Esteri britannico ed essere reclutato dall’MI5 e poi dall’MI6.

Dall’esperienza nei servizi segreti prederà spunto per creare il personaggio di George Smiley, leggendario protagonista di numerosi suoi romanzi. L’esordio, in quell’anno, è con ‘Chiamata per il morto’, poi verrà ‘Un delitto di classe’, ma sarà la sua terza fatica letteraria, ‘La spia che venne dal freddo’, uscito nel 1964, a regalargli la fama planetaria.

Oltre 20 milioni di copie vendute nel mondo, racconta la storia di Alec Leamas, agente britannico trasferito nella Germania dell’Est, che sarà interpretato sul grande schermo da Richard Burton nel primo di una lunga serie di adattamenti delle sue opere, tra cinema e tv.

Basso, tozzo, occhiali spessi, paranoico, ma dotato di intelligenza acuta, una sorta di anti James Bond, come lo descrive lo scrittore in ‘Candele nere’ (1962), Smiley resta l’eroe preferito di Le Carré. Ne La Talpa (1974) questo formidabile ufficiale dei servizi segreti smaschera una talpa sovietica infiltrata nelle sue fila. I sequel, ‘L’onorevole scolaro’ e ‘Tutti gli uomini di Smiley’, vengono portati in tv e al cinema con Gary Oldman nel ruolo di Smiley.

Tra gli altri romanzi celebri, ‘La tamburina’, ‘La spia perfetta’, ‘La casa Russia’, ‘Il direttore di notte’, diventato di recente un serial di successo (con il titolo originale The Night Manager) con Tom Hiddleston e Hugh Laurie.

Con la fine della Guerra Fredda nel 1991, Le Carré mette alla berlina nelle sue opere gli eccessi del nuovo ordine mondiale costruito sulle rovine del muro di Berlino: mafia, traffico di armi e droga, riciclaggio di denaro e terrorismo. Sono gli anni di ‘Il sarto di Panama’ e ‘Il giardiniere tenace’, approdato anche al cinema, che denuncia gli abusi delle multinazionali farmaceutiche in Kenya. ‘Il nostro traditore tipo’ e ‘Una verità delicata’ tracciano una satira feroce dei padroni del mondo e delle manovre costruite nei salotti di ambasciate, ministeri e banche.

Negli ultimi Le Carré ha scelto una vita ritirata, tra Cornovaglia e Hampstead. Sposato due volte, ha avuto quattro figli e tredici nipoti. Nel 2011 ha lasciato in eredità tutti i suoi archivi alla Bodley Library, fondata all’inizio del XVII secolo a Oxford, dove ha studiato lingue negli anni ’50. “Per Smiley, come per me, Oxford è la nostra casa spirituale”, spiega. “E mentre ho il massimo rispetto per le università americane, la Bodley Library è il luogo dove riposerei il più felice possibile”.

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