M5s nella tempesta, Class action contro le espulsioni

Beppe Grillo con Giuseppe Conte in una foto d'archivio.
Beppe Grillo con Giuseppe Conte in una foto d'archivio.

ROMA. – Lo aveva promesso e ora l’ha fatto: mentre gli espulsi minacciano una “class action”, Alessandro Di Battista si chiama fuori dal Movimento. Il “frontman” pentastellato, paladino delle battaglie a 5 Stelle, non ha più la “tessera” M5s.

Avendo disdetto la sua iscrizione non risulta quindi più neppure nell’elenco riportato sulla pagina di Rousseau, dove risultava di gran lunga l’attivista più apprezzato, quello che aveva in assoluto il maggior numero di “Mi Fido” nella classifica dei “like” predisposta sulla piattaforma.

Ma non per questo il sodalizio con Davide Casaleggio risulta compromesso: anzi, mai tra i due esponenti della galassia a 5 Stelle, i rapporti sono stati così stretti. Un sodalizio che preoccupa il M5s di Beppe Grillo che, dopo la diaspora e le espulsioni dei dissidenti, prova a recuperare terreno provando a “tirare” dalla sua l’unico nome in grado di risollevare le sorti del Movimento: quello di Giuseppe Conte.

Lo fa l’ex guardasigilli Alfonso Bonafede che dalle pagine del Fatto quotidiano lo lancia come possibile leader. “Io penso che il futuro del M5S non possa che essere intrecciato a quello di Conte”. E’ un’opzione che sognano molti parlamentari del Movimento che vorrebbero vederlo addirittura candidato in un ruolo in vista della nuova governance.

Dove ambiscono ad entrare però anche i senatori Barbara Lezzi e Nicola Morra anche se la stessa piattaforma Rousseau precisa che non sono candidabili “gli iscritti che siano sottoposti ad un procedimento disciplinare e/o che abbiano subito la sanzione (eventualmente anche in via cautelare) della sospensione”.

I due senatori si tengono quindi lontani da quelle azioni legali che si stanno avviando in Parlamento per promuovere una “class action” contro le espulsioni M5s. Un gruppo di 5 senatori ha infatti avviato una raccolta di deleghe per avviare un ricorso collettivo in Tribunale e chiedere una sospensiva dei provvedimenti di espulsione dal Movimento.

A presentare l’istanza sarà l’avvocato genovese Daniele Granara che sarà a Roma nelle prossime ore per raccogliere le deleghe e presentare la richiesta ex articolo 700 del codice civile. Al gruppo iniziale di senatori che hanno contattato l’avvocato genovese dovrebbero aggiungersi a breve altri parlamentari anche della Camera mentre i senatori, come Morra e Lezzi, dovrebbero invece fare un ricorso parallelo con un altro avvocato, ritenendosi espulsi dai soli Gruppi e non dal Movimento.

Per la stessa ragione non entreranno a far parte dei gruppi che, come componenti del Misto, si stanno costituendo in Parlamento grazie alla concessione del simbolo Idv. Come pure Lannutti che non seguirà questa strada: “Per me, la priorità è difendere l’onore” chiarisce. Per gli altri invece la nascita di nuovi gruppi alla Camera e Senato è solo questione di ore.

L’accordo con Idv per la cessione del simbolo del vecchio partito di Di Pietro necessario, almeno al Senato, anche per costituire una nuova componente dentro i gruppi del Misto, è infatti in via di definizione. La trattativa con Ignazio Messina, detentore del simbolo Idv, è a buon punto avendo Messina posto come unica “condizione” per la cessione del simbolo la creazione di un gruppo che abbia un progetto con alla base valori condivisi.

Come la legalità e la lotta alle mafie o, spiega il senatore Mattia Crucioli, “la necessità di garantire gli strumenti parlamentari per consentire l’agibilità ad una opposizione pluralistica” argomenti su cui non si esclude addirittura una “mobilitazione della società civile”.

In Senato sarebbero già 8 i parlamentari disposti a dare vita alla componente (ne servono 3 di base) che, grazie anche al “prestito” di IdV, si dovrebbe chiamare “Alternativa c’è”.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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