Bonelli: “Invito all’Opera, per diffondere il ‘Bel Canto’ tra i giovani”

MADRID – Un’iniziativa orientata a introdurre i giovani al mondo del “Bel canto”; a seminare in loro l’amore per l’Opera. Una sfida senz’altro avvincente, che pochi però avrebbero accettato. Il professore Massimo Bonelli, Dirigente Scolastico della nostra Scuola Statale Italiana di Madrid, non è di quelli che si facciano intimidire dalle difficoltà. Così ha deciso di rendere partecipi anche i suoi alunni, della passione per il “Bel Canto” che coltiva ormai da tanti anni. “Invito all’Opera”, un ciclo di incontri con il “Bel Canto” che avrà inizio giovedì prossimo, 25 febbraio, è una sua creatura. Pensata soprattutto per un pubblico giovane, si propone di presentare, attraverso la proiezione di prestigiose produzioni internazionali, tre capolavori del melodramma italiano: La Traviata, Aida e Turandot.

Aida di Giuseppe Verdi in una presentazione al Metropolitan Opera di NY

–  Da alcuni anni – ha spiegato il professore Massimo Bonelli alla “Voce” – mi dedico a  diffondere l’Opera tra il grande pubblico, specialmente quello giovanile. Cerco di spiegare l’Opera attraverso visioni guidate, con sottotitoli e note introduttive. È una modalità che ho iniziato ad avviare in occasione del bicentenario verdiano, nel 2013, e che, devo dire, ha dato buoni risultati. Spesso l’Opera è vista come un qualcosa di inaccessibile, ostico o, comunque, lontano. Avere la possibilità di vederne una, di seguire una produzione con i  sottotitoli e una esauriente spiegazione, aiuta ad entrare nel mondo affascinante della lirica.

Bonelli coltiva questa passione fin da ragazzo. E lo fa con grande maestria, essendosi dedicato anche alla regia d’Opera a Parigi, al Teatro Greco di Taormina e a Siracusa.

– Qual è stata la reazione degli alunni all’annuncio di questo evento?  Che effetto ha avuto… come è stato recepito…

– La modalità – spiega – sarà prevalentemente online. Ci sono comunque 40 posti presenziali che sono stati subito prenotati. Credo che abbia perlomeno riscosso interesse. Curiosità. Vediamo cosa ne verrà fuori – aggiunge -. Penso che, dopo questo primo ciclo, i ragazzi si appassioneranno. E, sono sicuro, che sarà una passione che non li abbandonerà più. D’altronde è accaduto in Italia, quando ero prima professore e poi preside.

 

La scelta delle Opere

L’offerta è assai vasta. Decidere quale Opera proporre è molto difficile, soprattutto se l’obiettivo è un pubblico giovanile. Per questo, chiediamo al Dirigente Scolastico quali siano stati i criteri seguiti nella scelta di quelle che saranno presentate a Madrid.

Bonelli - Massimo Giuseppe
Massimo Bonelli, Dirigente Scolastico della Scuola Statale Italiana di Madrid

– Sono, in genere, Opere molto, molto popolari – afferma immediatamente -. Appunto La Traviata, Aida e Turandot. Bisogna cominciare sempre da titoli molto conosciuti perché l’opera va apprezzata gradualmente. Si comincia dalle storie più popolari e, poi, magari si propone qualche cosa di più specialistico. Penso che l’Opera che più di altre si avvicini al melodramma sia La Traviata. Ha un impatto particolare. Quindi, ho deciso di cominciare da quella. D’altronde, come anche Turandot, è l’opera più rappresentata al mondo. Insomma, sono pezzi forti del repertorio. Ed anche molto interessanti per i ragazzi, per un pubblico che non è specialista.

– Nella locandina della manifestazione, si parla della Traviata di Giuseppe Verdi come la fine del belcanto. Perché?

–  Dopo la Traviata, che data del 1853, Verdi cambia completamente lo stile del canto. Soprattutto, per le voci da soprano. Abbandona il canto di bravura, quello di agilità… quello che tecnicamente viene chiamato di “coloratura”, che aveva caratterizzato tutto il repertorio, italiano e non, da Rossini fino al primo Verdi. Come spiegherò durante l’incontro, Verdi voleva un canto più realistico. Qello di agilità, volto ad esaltare la bravura dei cantanti gli sembrava ormai sorpassato. Voleva che i cantanti sapessero essere anche attori.

– Nel caso di Aida, nella locandina si parla di amore borghese e critica all’imperialismo…

– È così.  Nell’incontro in programma, durante il quale vedremo e commenteremo l’Aida, parleremo soprattutto di quando e perché Verdi compose l’Opera. L’occasione è legata all’inaugurazione del Canale di Suez. Verdi aveva ricevuto l’incarico di comporre un inno musicale per la cerimonia ufficiale…

– Che Verdi non accettò affermando che non scriveva musica d’occasione…

– Sì esatto. Verdi – prosegue il professore Bonelli – rifiutò anche se era stato preferito ad altri importanti compositori. Rifiuto che rivolse ad Isma’il Pascià, sovrano autonomo e primo khedivé l’Egitto. Un anno dopo, lo stesso sovrano gli commissionò un’opera per celebrare l’apertura del Teatro del Cairo. Doveva essere un’opera di grande celebrazione.

Il professore Bonelli spiega che alla “prima”, il 24 dicembre del 1871, assistettero la regina Vittoria, il primo ministro inglese Benjamin Disraeli, lo zar di Russia, il Kaiser di Prussia…

– Verdi – prosegue il docente – decise di non dirigere l’Aida. Nell’Opera, velatamente, in maniera molto intelligente, esprime una critica all’imperialismo. In particolare, durante la scena dell’arrivo dei prigionieri etiopi, nel secondo atto.

– Il ciclo conclude con Turandot di Giacomo Puccini. Perché la definisce la lotta tra maschile e femminile?

– Turandot è una favola – spiega -. Puccini prende spunto da autori precedenti. La protagonista è la Principessa di Ghiaccio che non vuole sposarsi. Vuole comunque sottoporre a un gioco crudele coloro che desiderano chiederla in sposa. A tutti porrà tre indovinelli che nessuno può risolvere. La posta in palio è la vita. Infatti, chi non non sa rispondere viene decapitato. C’è dietro una lettura anche un po’ psicanalitica di una donna che sostanzialmente ha paura del maschile… Il principe Calaf riuscirà a superare queste barriere anche se, ed è questo il nucleo dell’Opera, il suo successo passerà attraverso l’estremo sacrificio di Liù, la schiava innamorata. Turandot, vedendo questa donna morire per amore, si redime. Capisce il senso assurdo del suo comportamento. Spero – conclude – che l’iniziativa abbia successo. Si tratta di avvicinare l’Opera ai ragazzi, al grande pubblico. Se questo effettivamente dovesse verificarsi, mi piacerebbe replicare con altri titoli… Rigoletto, Tosca, Trovatore, Otello o il Barbiere di Siviglia, chissà… insomma spiegare l’Opera sempre di più, farla capire e farla amare. È un altro modo per diffondere la cultura italiana a Madrid ed è anche una “mission” della scuola.

Mauro Bafile

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