Australia approva legge su news a pagamento per big web

Un cartellone pubblicitario di Facebook: una chiusura lampo si apre su dei libri.
Un cartellone pubblicitario di Facebook: una chiusura lampo si apre su dei libri.(ANSA)

ROMA. – Il Parlamento australiano ha approvato la legge che obbliga i giganti del web, tra cui Google e Facebook, a pagare i media per la condivisione delle notizie, una misura che crea un precedente e che nel futuro potrebbe essere adottata anche da altri Paesi.

Il via libera arriva anche dopo un lungo braccio di ferro con Facebook che aveva bloccato le news australiane sul social in risposta all’iniziativa di Canberra per poi fare marcia indietro dopo l’accordo sull’introduzione di alcuni emendamenti al testo.

Tra questi anche quello cruciale, ovvero la clausola secondo cui il governo non potrà sottoporre i giganti del web al nuovo codice se questi riescono a dimostrare di contribuire in maniera “significativa” al giornalismo locale.

La nuova legge “garantirà che le aziende dei mezzi di informazione siano equamente remunerate per i contenuti che generano”, aiutando a sostenere il giornalismo di interesse pubblico in Australia, ha spiegato il ministro del Tesoro australiano Josh Frydenberg.

Il decreto approvato da Canberra incoraggia i giganti della tecnologia e le testate giornalistiche a negoziare accordi di pagamento tra loro e impegna Facebook e Google a investire decine di milioni di dollari in contenuti digitali locali.

In caso di mancata intesa sarà un arbitrato indipendente a stabilire il prezzo da pagare ai media nazionali, qualcosa che secondo gli analisti può giovare ai media. Il governo sostiene infatti che ciò permetterà un processo di negoziazione “più equo” tra le parti, in quanto fornisce agli organi di informazione una maggiore influenza.

L’Australian Competition and Consumer Commission – l’ente che regola il mercato – afferma che finora gli editori hanno avuto scarso potere negoziale perché dipendono dai monopoli tecnologici come Google e Facebook. E cita ad esempio l’indagine realizzata dalla stessa commissione sul dominio della pubblicità online delle aziende tecnologiche: nel 2018 per ogni 100 dollari australiani spesi dagli inserzionisti, 49 sono andati a Google e 24 a Facebook. La legge obbliga anche le piattaforme tecnologiche a informare gli editori sulle modifiche ai loro algoritmi che decidono quali storie vengono visualizzate.

Il blackout di Facebook sulle notizie australiane la scorsa settimana è stato duramente criticato, sia da Canberra sia a livello globale e la misura è stata interpretata come un “avvertimento” per i legislatori di altri Paesi – tra cui Canada, Regno Unito e Ue – che hanno espresso interesse per la legge australiana.

(di Gaetana D’Amico/ANSA)

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