Atletica: addio Paola Pigni, leggenda dello sport azzurro

Paola Pigni riceve la medaglia di bronzo nei 1-500 metri a Monaco '72.
Paola Pigni riceve la medaglia di bronzo nei 1-500 metri a Monaco '72. (ANSA)

ROMA. – Migliorò il suo record italiano tre volte in cinque giorni ai Giochi di Monaco 1972, arrendendosi nella gara per le medaglie solo alla russa Lyudmila Bragina, che realizzò il primato mondiale, e alla tedesca dell’Est Gunhild Hoffmeister, che la bruciò per un decimo.

Paola Pigni, pioniera dell’atletica femminile moderna, con quel bronzo nella prima finale olimpica dei 1.500 metri per donne scrisse una pagina di storia del mezzofondo e in generale dello sport italiano, che oggi piange la sua scomparsa a 75 anni.

È stato fatale un improvviso malore, poco dopo aver partecipato alla Festa dell’Educazione alimentare nelle scuole nella tenuta presidenziale di Castel Porziano, a cui era presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha mandato un messaggio di cordoglio alla mfamiglia della ex atleta.

“Pioniera delle lunghe distanze, grande primatista – la ricorda il presidente del Coni, Giovanni Malagò -, esempio di intramontabile passione capace di fare dello sport un orgoglioso stile di vita”. “Un destino ingiusto ci strappa una leggenda”, commenta il presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli. Il n.1 della Fidal, Stefano Mei, ha espresso il cordoglio di tutta l’atletica italiana.

Nata un giorno prima del capodanno 1945 in una Milano alle prese con le macerie della Seconda guerra mondiale, è figlia del tenore Renzo Pigni e della soprano Montserrat Hurtado. Loro cantano alla Scala, mentre lei alla scuola tedesca impara una seconda lingua, la metodica applicazione e scopre di cavarsela bene nella corsa.  A due passi c’è l’Arena Civica, dove il 2 luglio 1969, da 24enne impiegata alla Bielloni, avrebbe stabilito il suo primo di sei record mondiali.

Ma la sua prima volta all’Arena, da bambina, è una delusione: la Pro Patria ha solo una squadra maschile, e la dirottano allo Sport Club Italia, dove si cimenta soprattutto come velocista (12.9 nei 100 e 27.0 nei 200 a 16 anni). Longilinea, scopre gli 800 solo perché c’è un torneo in cui è richiesta l’iscrizione di due atlete.

Parte con timore e vince senza troppa fatica. “È la mia prima folgorazione: le donne possono fare tranquillamente le gare lunghe”, racconterà dopo aver tracciato la strada, spingendosi fino alla maratona, per tante atlete. Come Gabriella Dorio, dodici anni più giovane, che ne diventa rivale.

Alla fine è proprio quello il record a cui era più legata: “Sono stata la prima in Italia a provare a correre su quelle misure – diceva -. In quel senso resto ineguagliabile”. Ci sono manche due Mondiali di corsa campestre (1973 e 1974) e un bronzo europeo nei 1.500 nella carriera che questa prodigiosa atleta (33 volte ha indossato la maglia della nazionale) ha vissuto con al fianco Bruno Cacchi, catanese scomparso nel 2019 a 87 anni, prima suo allenatore e poi suo marito, da cui ha avuto due figli, Chiara, nata un anno prima di Monaco 1972, e Claudio.

“Lo sport italiano non è solo i suoi campioni ma tutti quelli che fanno sport, i campioni solo le punte dell’iceberg”, ha detto invece nel 2016, quando è stata inserita nella Walk of Fame. In prima linea contro il doping, negli anni, Paola Pigni aveva trovato una seconda famiglia nella Federazione bocce, dove è stata responsabile dell’Ufficio stampa e pubbliche relazioni.

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