Milan torna tra le grandi, ma a Liverpool sfida Champions

Mohamed Salah nell'azione del gol del Liverpool contro il Milan
Mohamed Salah nell'azione del gol del Liverpool contro il Milan. EPA/Peter Powell

LIVERPOOL. – Cinquantotto anni dopo la Coppa Campioni alzata da Cesare Maldini esordisce in Champions Daniel, Maldini di terza generazione. E’ in questo dettaglio del finale il senso di una storia che attraversa il tempo: quella del Milan nella coppa più prestigiosa, anche quando come stasera finisce con una sconfitta.

La sfida che segna il ritorno dei rossoneri tra le grandi d’Europa dopo otto anni va al Liverpool, che vince 3-2, e poteva essere una disfatta. L’hanno evitata le parate di Maignan, la prestazione maiuscola di Kjaer ma soprattutto il Dna rossonero, adatto a sfide del genere. Anfield Road gremito di tifosi ha prima sognato la vittoria travolgente, quando il Liverpool ha imposto un ritmo impossibile, poi ha avuto paura di vedersi scappare tutto di mano; e infine riacciuffato un successo a conti fatti giusto.

A Pioli resta la consapevolezza di aver una squadra di spessore, da aumentare certo per dire la propria anche in Europa, ma già abbastanza consistente. A crescere dovrà essere soprattutto l’intensità di gioco, che fuori dai confini della A è altra cosa.

Senza Ibra, il Milan come annunciato alla vigilia rinuncia anche a Giroud guarito da poco dal Covid e lascia fuori anche Tonali, immaginando ritmi troppo alti: previsione giusta. Klopp sorprende di più, lasciando fuori Van Dijk e Manè, al quale è preferito Origi nel consolidato 4-3-3. Appena il tempo di rendere omaggio al Black Lives Matter con l’inginocchiamento pregara, imitato dal Milan, e il Liverpool subito impone il suo tempo alla partita.

Robertson-Jota sono incontenibili a sinistra, a destra Salah e Alexander-Arnold accoppiano velocità a qualità, e al centro del campo Kessie-Benaccer non sanno chi inseguire nel continuo giro palla dei Reds. Il Liverpool appare imprendibile, la prima mezzora è un assedio nel quale il Milan di continuo traballa sull’orlo del baratro.

Sei minuti e Jota-Robertson confezionano la prima palla gol, all’8′ Maignan toglie dall’incrocio l’incornata di Matip, ma al 9′ sulla combinazione Arnold-Salah-Arnold la deviazione di Tomori fa autogol e 1-0. Il difensore rossonero si riscatta al minuto 12 salvando su Salah, ma è Maignan che Pioli deve ringraziare per aver evitato la capitolazione: il mani di Bennacer in area è punito col rigore, Salah calcia potente e centrale e il portiere francese respinge due volte, la seconda sul tap in di Jota. E sono passati solo 13′.

Il Liverpool commette l’errore di specchiarsi nella sua bellezza, sprecando occasioni a raffica: al 20′ con Matip di testa, al 30′ con Salah parato ancora, al 31′ con Keita in slalom d’area. Il Milan ha appena provato a metter fuori la testa, e cosi’ nel finale di tempo la partita si ribalta nel più incredibile dei modi: Rebic pareggia al 42′ grazie a una bella apertura di Leao per la battuta di prima sul pallo opposto, e l’1-1 fa da choc per il Liverpool.

Così al 44′ un contropiede cinque contro cinque si chiude col tap in sulla linea di Diaz, per un 2-1 davvero difficile da credere per tutto Anfield, tifosi milanisti compresi. La ripresa si apre con un gol di Kjaer annullato per chiaro fuorigioco, quello che il Var nega alla posizione di Salah dopo 3′: il lancio di Origi è perfetto, l’egiziano parte regolare e in acrobazia anticipa Maignan.

Il 2-2 rilancia il Liverpool alla carica, ma contro un Milan più equlibrato. Pioli manda in campo Florenzi per Saelaemakers e Giroud per Rebic, e dopo l’occasione di Jota e’ Henderson al 23′ a trovare il gran gol con un sinistro in controbalzo che coglie di sorpresa Florenzi per il 3-2. Giroud in ripartenza prova la reazione, Allison rimedia in uscita, e allora i padroni di casa provano l’accelerata finale, senza però spingere fino in fondo.

Nella serie dei cambi, c’è spazio anche per quello che segna la prima volta di Daniel Maldini in Champions. Su i suoi piedi in mischia addirittura la palla per uno storico gol, mancato. Ma per i sogni c’è tutto il tempo davanti.

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