In Russia aprono seggi. Mosca: attacchi hacker dagli Usa

Lavoratori municipali dipingono un graffiti di Navalny in St. Petersburg, Russia, ANSA/ EPA/ANATOLY MALTSEV

MOSCA.  – In Russia si sono aperte le procedure di voto per il rinnovo della Duma, nonché di varie amministrazioni locali, e si è partiti subito a passo scoppiettante. La presidente della Commissione Elettorale Centrale, Ella Pamfilova, ha denunciato “pesanti attacchi” informatici contro le infrastrutture per il voto online e ha sostenuto che “almeno la metà” provengono dagli Usa.

Inoltre Google ed Apple hanno, alla fine, ceduto alle pressioni di Mosca e hanno rimosso l’app di Navalny dai loro negozi virtuali, incassando il plauso del Cremlino. “Danneggia gli elettori”, ha commentato il portavoce Dmitry Peskov.

Il quartier generale di Navalny naturalmente la pensa diversamente. “La decisione di rimuovere l’app da Google Play ed App Store è una grande delusione: è un atto di censura política e non può essere giustificato”, ha scritto su Twitter Kira Yarmysh, la portavoce dell’oppositore finito in carcere nel gennaio scorso.

L’applicazione – chiamata semplicemente Navalny – serve infatti a far “girare” il sistema di voto inteligente creato dal nemico numero uno di Putin per convogliare le preferenze verso tutti quei candidati che nei collegi uninominali (225, su 500 seggi in palio in totale) possono dar del filo da torcere agli uomini di Russia Unita.

Il grosso degli endorsement è finito al Partito Comunista. Che è l’osservato speciale di queste elezioni. Sarà in grado di sfondare il “firewall” eretto dal Cremlino per garantirsi, di nuovo, il controllo totale del Parlamento? I candidati più scomodi saranno eletti o passeranno solo i nomi graditi anche a Russia Unita?

Già perché il Partito Comunista fa parte di quell’opposizione sistemica che, sinora, non ha mai dato troppe gatte da pelare a Putin (c’è chi dice in cambio dei privilegi di far parte del sistema). Ma dal basso molti giovani comunisti iniziano a spingere per un vero cambiamento. Si vedrà.

Lo zar, dal canto suo, ha già votato – comodamente dal suo ufficio. Il presidente infatti è in autoisolamento in seguito a uno scoppio di casi di coronavirus nel suo entourage (o perlomeno questa è la spiegazione ufficiale). Putin è in buona compagnia. Stando ai dati ufficiali oltre un milione di moscoviti ha già votato su internet (la capitale è una delle sette regioni della Russia dov’è permesso).

In generale l’affluenza totale, calcolata sulla media dei seggi aperti negli undici fusi orari in cui è divisa la Russia, ha toccato (alle 4 del pomeriggio di Mosca) il 9% degli aventi diritto. Che potranno votare sino a domenica.

Il timore, come sempre, è quello dei brogli. E il voto digitale è un’insidia in più per chi accusa il Cremlino di “taroccare” i dati. La pressione è forte. Fonti affidabili assicurano, ad esempio, che Google si è decisa a rimuovere l’app di Navalny solo dopo che la polizia “ha minacciato”, nella sua filiale russa, i dipendenti del colosso Usa.

Per la prima volta poi dal 1993 l’OSCE non è presente con i suoi osservatori per monitorare il corretto svolgimento delle elezioni: Mosca, accampando la scusa del Covid, aveva chiesto un contingente all’osso – in un Paese in cui non vige alcuna restrizione – e l’OSCE allora ha risposto picche. Per dire il clima che aleggia in questa tornata elettorale.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).

Lascia un commento