Covid: dopo sette mesi i vaccini mRna restano altamente efficaci

Una fila del vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech.
Una fila del vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – I vaccini anti-Covid a mRna mantengono una elevata protezione dal contagio (all’89%) nella popolazione generale dopo sette mesi dalla somministrazione. Protezione che resta alta anche contro il ricovero e il decesso, cioè pari al 96% e al 99%, a sei mesi dalla seconda dose.

Emerge dal quarto Report dell’Istituto superiore della Sanità e del Ministero della Salute, che monitora mese per mese la durata dell’efficacia degli immunizzanti e ha esaminato i dati di oltre 29 milioni di persone. L’analisi rileva invece una lieve diminuzione nella protezione dall’infezione (sintomatica o asintomatica) in alcuni gruppi specifici, come negli immuno-compromessi e nei fragili.

E proprio in vista di una terza dose per queste ultime due categorie di individui, la commissione Ue sta valutando ‘se e come aggiornare’ il Green Pass europeo. Al momento – ha sottolineato il portavoce – il Green Pass europeo non prevede “una scadenza” per la seconda dose ma solo per chi è guarito dal Covid (sei mesi). E il trattamento regolatorio della terza dose “non è chiarito”, dato che la legge “è stata redatta molto prima” del dibattito sull’utilizzo della cosiddetta dose booster. La commissione – è stato aggiunto – sta “seguendo gli sviluppi per fornire tutti gli aggiornamenti necessari”.

Nel mentre i numeri dell’epidemia in Italia si mantengono sostanzialmente stabili: nelle ultime 24 ore sono risultati positivi al test in 3.235, ieri erano 2.466. Sono invece 39 le vittime in un giorno, in calo rispetto alle 50 di ieri. Eseguiti 301.773 i tamponi molecolari e antigenici, mentre martedì ne erano stati fatti 322.282. Il tasso di positività è allo 1,07%, in aumento rispetto allo 0,76% del giorno prima. In diminuzione i pazienti ricoverati in terapia intensiva: 415, ossia 18 in meno di ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 24 (ieri 18). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 2.872, 96 meno di ieri.

Tornando al Report dell’Iss, l’analisi sottolinea che nelle persone immunocompromesse si osserva una riduzione dell’effetto protettivo del vaccino verso l’infezione a partire da 28 giorni dopo la seconda dose. La stima in questo caso – dicono i ricercatori – presenta una variabilità elevata dovuta in parte al ridotto numero di soggetti inclusi in questo gruppo ma anche connessa alla diversità delle patologie che rientrano in questa categoria.

Confrontando i dati tra gennaio e giugno 2021, periodo in cui predominava la variante Alfa, con quelli tra luglio e agosto, a prevalenza Delta, emerge una riduzione dell’efficacia contro l’infezione dall’84,8% al 67,1%. Resta invece alta l’efficacia contro i ricoveri (91,7% contro 88,7%). D

el resto, in buona parte gli scienziati continuano a dire che la terza dose almeno per adesso non riguarda l’intera popolazione ma soltanto chi ha bisogno del booster. A cominciare dall’immunologo dell’Università di Milano e membro del Comitato scientifico Sergio Abrignani, che afferma: “La terza dose non serve che la facciano tutti, adesso. Ora è importante che ai cittadini vengano somministrate la prima e la seconda dose dell’immunizzante”.

Intanto la Svezia ha deciso di frenare con il vaccino di Moderna per chi ha meno di 30 anni per possibili rischi di infiammazione cardiaca. “La miocardite e la pericardite scompaiono spesso da sole, dicono le autorità, senza provocare problemi duraturi, ma i sintomi devono essere valutati da un medico”. E su questo Ema ‘valuterà i dati’.

(di Silvana Logozzo/ANSA)

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