A Parigi la vita da ‘straniero’ di Pablo Picasso

Un'opera di Picasso venduta recentemente a Las Vegas.
Un'opera di Picasso venduta recentemente a Las Vegas. (ANSA)

PARIGI. – “Picasso l’étranger”, “Picasso, lo straniero”: si è aperta oggi a Parigi una inedita mostra che ripercorre alcuni aspetti meno noti della vita di Pablo Picasso, il genio spagnolo della pittura, schedato e sorvegliato per decenni dalla polizia francese durante la sua permanenza in Francia senza per questo mai smettere di esprimere il suo genio creativo attraverso l’arte.

Allestita al Musée de l’Histoire de l’immigration, l’esposizione parigina ha l’ambizione di mostrare la portata universale dell’esperienza di Picasso, che prima della consacrazione internazionale ha dovuto subire vessazioni ed esclusione sociale, proprio come capita ogni giorno a tanti migranti anonimi ai quattro angoli del pianeta.

Al suo arrivo in Francia dalla Spagna, all’età di 19 anni, Picasso non parla francese e viene accolto, in condizioni di estrema precarietà, da una manciata di amici catalani residenti a Parigi. Ciò indurrà la polizia francese a sorvegliarlo in permanenza, ritenuto, a torto, come anarchico.

“Veniva trattato dalla polizia come un odierno ‘Fiché S'”, si legge nel catalogo dell’esposizione, in riferimento alle persone schedate dai servizi segreti d’Oltralpe. Per 40 anni, Picasso verrà successivamente etichettato come anarchico catalano, repubblicano spagnolo e comunista, “tormentato e umiliato”, con “l’unico crimine di essere straniero”, dice alla France Presse la storica Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra nonché autrice del recente libro-inchiesta, ‘Un étranger nommé Picasso’ (‘Uno straniero di nome Picasso’), premiato la settimana scorsa con il Prix Femina 2022.

In Francia, Picasso non scontò mai il carcere, doveva invece recarsi in commissariato una volta ogni due anni per dare le sue impronte digitali. Uno degli episodi più duri risale al 1914 con il sequestro, da parte dello Stato francese, di 700 opere del periodo cubista, custodite dal suo amico e mercante d’arte Daniel-Henry Kahnweiler. Opere che scomparvero per circa 10 anni dalla circolazione.

Nel 1937, in piena Guerra civile spagnola, l’artista si impegna col fronte dei repubblicani realizzando ‘Guernica”, il celebre quadro denuncia di ogni forma di fascismo attraverso la storia. Quando, nel 1940, per timore di venire espulso, chiede la nazionalità francese, questa viene rifiutata.

“Fu un oscuro funzionario, sostenitore del Maresciallo Pétain nonché pittore della domenica, a seppellire il dossier”, racconta Cohen-Solal. Bisognerà attendere il 1947 affinché questo genio indiscusso dell’arte entri nelle collezioni pubbliche transalpine.

L’ultima parte dell’esposizione riguarda la vita dell’artista nel sud della Francia, a partire dagli anni ’50, non lontano dalla sua Spagna natia. Picasso rifiuterà successivamente ogni onorificenza da parte delle autorità francesi, incluso la Legion d’Onore, nel 1966.

Il Musée de l’Histoire de l’Immigration cerca di mettere in luce i molteplici aspetti legati all’immigrazione nonché l’apporto dei migranti alla società. E’ del 2017 la mostra ‘Ciao Italia!’, in cui veniva ripercorso un secolo di immigrazione e cultura italiana in Francia (1860-1960), con grande successo di critica e di pubblico.

(di Paolo Levi/ANSA)

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