Draghi convoca i partiti dopo le tensioni e blinda la manovra

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco in conferenza stampa. (Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco in conferenza stampa. (Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Mettere al riparo la manovra dalle fibrillazioni della maggioranza: blindare l’intesa appena raggiunta sul taglio delle tasse, evitare fughe in avanti o liti infinite su temi come il reddito di cittadinanza o Superbonus. Servono a questo gli incontri convocati la prossima settimana a Palazzo Chigi sulla legge di bilancio. Mario Draghi chiama a un tavolo con i ministri dell’Economia Daniele Franco e dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà tutti i partiti della larga maggioranza. Li vedrà uno per volta: i capi delegazione saranno accompagnati dai capigruppo di Camera e Senato.

C’è un mese di tempo per approvare la manovra in Parlamento, il testo potrà essere emendato al Senato, non alla Camera. Bisogna evitare che si ripetano gli incidenti d’Aula delle scorse settimane e che gli emendamenti alla legge di bilancio diventino occasione per alzare la posta con il governo o per contarsi, in vista del voto di gennaio per il Quirinale.

Non sfuggono a Draghi i segnali giunti da Palazzo Madama nell’ultima settimana: la fatica fatta a trovare un accordo sui relatori della legge di bilancio, le tensioni nei gruppi e tra i gruppi, la scelta di Lega, Fi e Iv di votare due volte contro il governo sul decreto sulle capienze. Al ministero dell’Economia Franco riesce a siglare un’intesa, non scontata, sulla composizione del taglio delle tasse da 8 miliardi in manovra.

E’ probabile che il governo convochi le parti sociali, che criticano l’intesa, anche se ad ora non c’è convocazione. Ma la prima preoccupazione è far sì che l’accordo regga alla prova parlamentare: a taccuini chiusi, dietro le dichiarazioni di soddisfazione, più d’uno si dice convinto che qualche modifica alla fine dovrà essere fatta, perché destinare un solo miliardo al taglio dell’Irap non piace poi così tanto al centrodestra. Si vedrà.

Il presidente del Consiglio intanto prova a prevenire, ricucire, comporre. E blindare. Partirà lunedì sera dal gruppo che ha mostrato più nervosismo negli ultimi giorni e che si presenta più battagliero all’appuntamento della legge di bilancio, il M5s, pronto a dar battaglia sul Superbonus. Martedì alle 12 vedrà la Lega, alle 15.30 Fi, alle 17.30 il Pd, poi mercoledì i gruppi più piccoli, Coraggio Italia, Italia viva e Leu.

Il centrodestra sulla manovra sta provando a coordinarsi, anche con Fdi: mercoledì si sono visti i capigruppo e Lega e Fi, raccontano fonti azzurre, proveranno a portare a Palazzo Chigi istanze comuni, dalla richiesta di aumentare i fondi per il caro bollette, avanzata già da Giancarlo Giorgetti, a quella di una stretta ulteriore al reddito di cittadinanza.

Al Nazareno invece sottolineano il metodo scelto da Draghi, “intelligente nelle modalità e nel timing”. Enrico Letta aveva proposto un tavolo con i leader di maggioranza ma tra timori di ‘commissariamento’ del governo e sospetti incrociati, l’idea è caduta nel vuoto. Ora Draghi sceglie un metodo simile (non li vedrà tutti insieme ma tratterà con ciascuno le sue richieste) ed è un bene perché bisogna “stemperare le tensioni e concentrare l’attenzione del Parlamento e le forze politiche sul merito”.

Di Quirinale, non si stanca di ripetere Letta, si parlerà a gennaio. Ma è chiaro, afferma un capogruppo di centrosinistra, che restituire un po’ di voce in capitolo al Parlamento sulla manovra e calmare le acque in maggioranza, con orizzonte 2023, può essere un viatico in vista di gennaio. O quantomeno, aggiunge un deputato, evitare che dalle truppe parlamentari vengano inviati ‘segnali’ a Draghi, che resta in cima al totonomi. La priorità, dice una fonte di governo, è comunque mettere in salvo la legge di bilancio, perché la situazione “talmente fragile e incerta, che o ti metti intorno al tavolo o non ne esci”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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