Debutta il Super Green pass. L’Italia va, controlli soft

La Polizia effettua controlli nella stazione Lanza nella Metro di Milano.
La Polizia effettua controlli nella stazione Lanza nella Metro di Milano. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

ROMA. – Il primo giorno con il super green pass è come l’ultimo senza, nel paese reale. Gli italiani sono andati al lavoro e gli studenti a scuola; i turisti hanno preso possesso dei centri storici, i bar e i ristoranti hanno accolto i cittadini alla solita maniera: chi ha chiesto il certificato nei giorni scorsi lo ha fatto anche oggi, chi ha violato le regole prima ha continuato a farlo.

E anche una delle principali novità del decreto, i controlli a campione su bus e metropolitane del trasporto pubblico locale, non hanno prodotto grossi scossoni. O meglio: visto che evitare che chi non è vaccinato usi i mezzi pubblici è impresa impossibile, se l’obiettivo è responsabilizzare gli italiani e spingerli a rispettare le norme, magari stavolta funzionerà.

Soddisfatta comunque la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha ringraziato i cittadini per “lo spirito di collaborazione” e ribadito che i controlli proseguiranno. “Garantiremo il massimo impegno, verificheremo l’efficacia dei piani e se necessario rimoduleremo le misure”.

Di certo c’è un dato: il numero record di certificati scaricati nel giorno in cui debutta il pass rafforzato, quello che consente a chi è vaccinato e guarito di poter accedere a ristoranti, cinema, teatri, stadi: oltre un milione e 300mila, la stragrande maggioranza dei quali – quasi 970mila – legati alle vaccinazioni.

Segnale inequivocabile che l’entrata in vigore delle nuove restrizioni un primo risultato lo ha portato: ridurre ulteriormente la platea dei non vaccinati. Si vedrà nei prossimi giorni se l’effetto continua, così come bisognerà aspettare lunedì prossimo per avere i primi dati sui controlli e capire se gli italiani si sono adeguati o meno ai nuovi divieti.

A guardare come è andata il primo giorno, però, l’impressione è che la maggioranza abbia accolto con favore il nuovo corso. A prescindere dai controlli, che come era prevedibile sono stati soft e limitati. Alla stazione Termini di Roma, l’immagine alle 8.30 è quella di migliaia di persone che si spostano tra le linee A e B della metro senza che ci sia un solo addetto a controllare chi ha il pass e chi no.

Scena identica al capolinea nella metro B di Rebibbia – quartiere che a Roma tutti conoscono per il carcere e fuori dalla capitale lo hanno scoperto per la serie di Zerocalcare – alla stazione della metro A ad Ottaviano, quella che i turisti utilizzano per visitare San Pietro, e in centinaia di fermate dei bus, dal centro alla periferia.

Il vice comandante dei vigili urbani Stefano Napoli parla di “verifiche capillari” ma è costretto ad ammettere che ci sono cento agenti, per 3 milioni di abitanti. E 70 ‘controllori’ Atac per turno: alle 13 avevano fatto 1.350 controlli e scoperto 30 senza pass. La prima sanzione è per un 50enne a piazzale Flaminio, pieno centro della città: “non ce l’ho fatta, volevo vaccinarmi nei prossimi giorni”.

Numeri simili a Milano, dove Atm ha schierato 40 controllori su bus, metro e tram mentre alla stazione di Porta Garibaldi i ‘verificatori’ erano 8: sei di Ferrovie e 2 di Trenord. A Napoli, chi ha preso la funicolare o il bus non ha notato alcuna differenza. “Sono settimane – dice Carlo – che ci bombardano sulle regole. Mi rendo conto che controllare i mezzi pubblici sia difficile ma allora non mettessero regole che non si è in grado di far rispettare”.

E il personale delle aziende di traporto? “A noi non hanno dato alcuna indicazione – dicono – non è nostro compito e non abbiamo gli strumenti per farlo”. A Venezia le verifiche sono scattate alle fermate dei vaporetti e a quelle dei bus in piazzale Roma: a terra sono rimasti in 15.

A Genova, invece, ne hanno controllati 400; ma, come dice il direttore dell’azienda dei trasporti Stefano Dolci, è stata un’opera di educazione civica: “informiamo e invitiamo chi non ha il certificato verde a non salire”. Non ci sono però proteste e i 15 che a Genova Brignole hanno inveito contro il ‘nazi pass’ o i 5 che a Torino hanno bloccato un treno merci sono l’eccezione che conferma la regola.

Anzi, la maggioranza apprezza. “Da oggi mi sento più tranquilla per andare al lavoro – dice Franca appena scesa dal bus a piazza dei Cinquecento a Roma – E’ una decisione giustissima mettere dei limiti ai no vax”. Mario, utente della metro B, la pensa allo stesso modo: “negli orari di punta stiamo come sardine, sapere che per salire devi avere il certificato verde mi fa essere più tranquillo”.

Anche chi si lamenta apprezza. “Ho i minuti contanti e mi stanno facendo perdere il treno giusto – sottolinea Marta alla fermata della metro ‘Lanza’ di Milano – ma tutto sommato sono contenta di questi controlli, mi fanno sentire più sicura”. Al caffè ‘Etrusca’ di Perugia, quando entrano i finanzieri quasi scatta l’applauso. “Siamo felici di vedervi, è giusto fare i controlli”.

Le verifiche che sono molto più capillari dove è impossibile eluderle: a Messina ad esempio, per attraversare lo Stretto bisogna mostrare il pass; niente certificato niente biglietto. O in Alto Adige, dove il presidente Arno Kompatscher si è portato avanti: la regione è in giallo ma lui ha firmato un’ordinanza che la pone di fatto in arancione. Il risultato è che i non vaccinati non possono neanche prendere il caffè al bar. Sempre che chi sta dietro il bancone chieda il pass.

(di Matteo Guidelli/ANSA)

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