“Giorno della Memoria” nell’IIC-Madrid, Edith Bruck: “L’intolleranza non è stata sconfitta”

La scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta all’Olocausto

MADRID – Un racconto pacato, sereno ma non freddo e distaccato, degli orrori vissuti nei lager nazisti – leggasi Auschwitz, Kaufering, Landsberg, Dachau, Christianstadt e quindi Bergen-Belsen dove fu liberata, insieme alla sorella, nell’aprile del 1945 -; le umiliazioni prima della deportazione, la lotta per la sopravvivenza e l’emarginazione una volta riacquistata la libertà. Una testimonianza dolorosa e appassionata, quella della scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta all’Olocausto, che ha commosso gli increduli studenti della Scuola Statale Italiana di Madrid e del “Centro de Estudios Ibn Gabirol Colegio Estrella Toledano” (scuola ebraica di Madrid).

Il “Giorno della Memoria” è stato commemorato dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid grazie anche alla collaborazione del “Centro Sefarad-Israel”, con un incontro con la scrittrice Edith Bruck. All’evento erano presenti un nutrito gruppo di giovani studenti; l’Ambasciatore d’Italia, Riccardo Guariglia; la responsabile dell’Ufficio Cooperazione Culturale, Giustizia, Affari sociali, Coordinamento Giudiziario e Scuola, Teodora Danisi; rappresentanti dell’Ambasciata d’Israele in Spagna; il Direttore del Centro Sefarad-Israel, Miguel De Lucas; la Coordinatrice del “Progetto Memoria” presso la Scuola ebraica di Madrid, Cecilia Levit; e il Rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello.

Con parole semplici, cariche di emotività ma scevre di rancore, la scrittrice di origine ungherese sopravvissuta al genocidio nazista, ha raccontato in video-conferenza da Roma, la sua vita: gli anni della fanciullezza vissuti in seno ad una famiglia rispettosa dei valori della propria religione, soprattutto la madre, ma non integrata alla comunità ebraica ortodossa; la solidarietà di una famiglia vicina di casa; il disprezzo e l’odio della società alimentato dalla propaganda nazista; lo strappo dalla famiglia; la lotta per la sopravvivenza ed il ritorno difficile alla quotidianità, una volta riconquistata la libertà.

La scrittrice Edith Bruck conversa con la Direttrice dell’IIC-Madrid

– Non furono i tedeschi a deportarci – ha assicurato la scrittrice -. Si afferma che furono loro, ma non è vero. Furono i gendarmi polacchi. I tedeschi li vidi per la prima volta all’ingresso del campo di concentramento.

Ha ricordato che la sera prima dell’irruzione dei gendarmi, una vicina di casa diede alla madre un po’ di farina per fare del pane. La madre dopo aver ammassato, aveva lasciato l’impasto a lievitare e lo andava a controllare ogni tanto, nel corso della notte. Al mattino, quando i gendarmi fecero irruzione in casa e iniziò il lungo viaggio verso un destino a loro ancora sconosciuto, la madre gridava: “Il pane è perduto”. E continuò a mormorarlo fino all’arrivo al lager. Da lì il titolo dell’ultimo libro di Bruck, che ha ottenuto il “Premio Strega Giovani 2021”.

Ha ricordato le torture e le umiliazioni alle quali erano sottoposti i prigionieri nei campi di concentramento. L’obiettivo era distruggere quanto di umano c’era in loro: trasformarli in relitti umani, in uno stato di miseria degradante e di completo avvilimento. Ha descritto, poi, il doloroso ritorno alla quotidianità, dopo l’orribile prigionia; il lungo peregrinare prima di mettere finalmente radici in Italia, dove oggi, ai suoi 90 anni, è scrittrice affermata e stimata.

– Nessuno ci voleva – ha affermato -. Ci disprezzavano. Eravamo considerati un peso. Dopo la guerra, dopo la prigionia è stato molto bruciante. L’antisemitismo – è stato il suo messaggio – non è stato sradicato. Oggi è di nuovo in crescita. Va combattuto.

Prima del dialogo della scrittrice con gli alunni, la Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Marialuisa Pappalardo, ha letto e spiegato il testo dell’Articolo 1 della Legge con cui si istituì il “Giorno della Memoria”: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

– Il “Giorno della Memoria” – ha sottolineato la Direttrice Pappalardo – vuole essere, deve essere un momento di riflessione su uno dei capitoli di storia più scuri dell’umanità.

L’Ambasciatore d’Italia a Madrid, Riccardo Guariglia, nel suo intervento in apertura, ha ricordato l’importanza di questa Giornata per i giovani e la rilevanza “di conoscere e di sapere, per evitare che simili tragedie possano ripetersi”.

– La memoria non può e non deve limitarsi soltanto all’indignazione e all’orrore contro i crimini perpetuati durante l’Olocausto – ha aggiunto -. Occorre soprattutto, come ha scritto Primo Levi nell’introduzione a “Se questo è un uomo”, “meditare che questo è stato”. Abbiamo il dovere morale di farlo soprattutto per le giovani generazioni perché ai ragazzi servono anticorpi, difese per il futuro.

Dal canto suo, Miguel De Lucas, Direttore del Centro Sefarad-Israel, ha precisato che nessuno avrebbe mai potuto immaginare che la Germania potesse essere causa di tanto dolore e tanto orrore.

– Allora era un paese socialmente e culturalmente all’avanguardia – ha sottolineato –. Come immaginare che potesse essere protagonista di tali  atrocità?

Ha quindi spiegato ai giovani presenti che l’intolleranza, l’antisemitismo, non sono stati sradicati e che vanno combattuti.

– Non siamo vaccinati contro la barbarie – ha detto -. La memoria dell’Olocausto deve essere mondiale. L’intolleranza sarà sconfitta solo con la pace e la forza della parola.

M.B.

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