Picciani (PD-Parigi): “Preoccupa la comunità un trionfo di Le Pen”

Emmanuel Macron e Marine Le Pen
Massimiliano Picciani

MADRID – “La nostra comunità ha seguito con attenzione, ma anche con tanta preoccupazione, il primo turno di queste elezioni presidenziali. Se dovesse vincere Marine Le Pen, per chi non è francese, sarebbe complicato continuare a lavorare in Francia. Soprattutto lo sarebbe fare carriera. Uno dei punti più importanti del programma di Le Pen è la ‘preferenza nazionale’. Spiego in cosa consiste: il datore di lavoro, per assumere uno straniero, dovrà assicurarsi che non ci siano francesi che possano svolgere quel lavoro. Dovrà spiegare per quali ragioni assume un cittadino straniero invece di un francese. Un sistema del genere creerebbe grosse difficoltà alle prospettive di impiego di tutti gli italiani, di tutti gli europei e non solo. Chiaramente nessuno ci obbligherebbe ad abbandonare il paese; ma viverci diventerebbe più complicato”. Massimiliano Picciani vive a Parigi da 15 anni. Cittadino franco-italiano, avendo deciso di chiedere la cittadinanza francese qualche anno fa, è il presidente dell’Assemblea Estero del Partito Democratico. Conosce a fondo la realtà del paese perché non la vive da semplice spettatore, ma da protagonista. Può farlo grazie alla doppia cittadinanza che gli riconosce tutti i diritti, anche quelli politici. Ha confessato alla “Voce”, che lo ha raggiunto telefonicamente, che nel secondo turno voterà Emmanuel Macron. La ragione, dopo quanto ci ha illustrato, è facilmente intuibile.

Picciani ha commentato che, in Francia, gli italiani iscritti all’Aire sono 300mila. Molti di loro sono arrivati negli anni ’50 e ‘60, tanti sono di seconda generazione.

– Negli ultimi anni – ha chiarito – c’è stata un’ondata di giovani, come d’altronde in tutta l’Europa. Molti – ha precisato – non sono ancora iscritti all’Aire. A Parigi si calcola che siano almeno 50mila.

– Come è visto il cittadino franco-italiano dai francesi?

– Gli italiani – ha affermato – sono ben integrati. L’Italia è considerato il paese che sta a fianco. La nostra partecipazione politica, poi, è ritenuta un fatto positivo. Sono tanti gli italiani che militano nei partiti politici locali. Soprattutto in quelli di sinistra, negli ecologisti, nei socialisti di Jean-Luc Melenchon… Conosco italiani che, nonostante non siano in impossesso della cittadinanza francese, sono iscritti in questi partiti. La loro partecipazione, la loro presenza è accolta con simpatia. La Francia è un paese che ha una tradizione importante di accoglienza degli italiani.

Ha proseguito sostenendo che, comunque vada, tante cose dovranno cambiare in Francia. Come? A suo avviso molto dipenderà da se e come vincerà Emmanuel Macron.

– Credo – ha affermato – che Macron dovrà trasformare un po’ la sua politica economica. E poi penso che ci potrebbe essere una evoluzione nella sinistra. Il partito socialista è finito. Bisogna capire cosa diventerà questa sinistra radicale. Si trasformerà in una sinistra di governo, come è accaduto in Grecia?

Se lo augura, anche perché, come ha confessato, al Partito Democratico italiano, con la débâcle dei socialisti, “viene a mancare un interlocutore”.

Marine Le Pen

– Spero che Macron sia eletto – ci ha detto -. Le Pen è assolutamente inaccettabile, pericolosissima.

– “La République En Marche” è un movimento nato per sostenere le aspirazioni politiche di Macron… quale, secondo te, potrebbe essere la sua evoluzione? Qualora, come tutti ci auguriamo, fosse eletto Macron, cosa accadrà con il suo movimento politico? Chi ne prenderà le redini?

Picciani ha commentato che probabilmente “La République En Marche” sarà ereditato da Edouard Philippe, che è stato primo ministro di Macron.

– È orientato un po’ più a destra di Macron – ha spiegato -. Quindi è prevedibile che trasformi il movimento in un partito di centrodestra. Se la sinistra radicale evolve, tra cinque o dieci anni tornerà ad essere una opzione di governo. Bisognerà capire come cambieranno le cose – ha insistito -. La Francia è sicuramente uno dei paesi più importanti dell’Unione Europea… insieme alla Germania è il paese con maggior peso dal punto di vista politico e da quello militare. Vedremo se il panorama politico francese corrisponderà, o meno, a quello delle grandi famiglie politiche presenti nel Parlamento europeo.

Preoccupa una vittoria di Le Pen

È evidente che le elezioni in Francia hanno destato grande interesse. La presenza di una estrema destra, “nativista”, xenofoba e antieuropeista, diventata opzione di governo preoccupa. Preoccupa ancora di più per il peso che potrebbe esercitare nello scacchiere internazionale un governo di Le Pen. Oggi la Francia è un socio molto importante dell’Unione Europea. La sua voce, insieme a quella della Germania, è determinante. È per questo che chiediamo a Picciani se considera possibile un trionfo della candidata del “Rassemblement National”, il partito nato da un semplice cambio di nome deciso nel 2018, nel corso del Congresso del “Front National”.

Il presidente di Francia, Emmanuel Macron.
Il presidente di Francia, Emmanuel Macron. (ANSA/EPA)

–  Il risultato ottenuto da Le Pen era atteso – ha affermato -. Ed è in linea con l’ultima grande elezione a scala nazionale: le europee del 2019. Allora, la percentuale di voti di “Rassemblement National”, e quella di “La Repúblique En Marche”, furono più o meno quelle di pochi giorni fa: Marine Le Pen, il 24%; ed Emmanuel Macron qualche punto in più. L’unica vera novità, in realtà, la rappresenta la sinistra radicale di Jean-Luc Melenchon, che va oltre i livelli del 2017. Prende i voti dei partiti storici della sinistra. Infatti, socialisti, verdi e comunisti ne hanno presi pochissimi. Il paesaggio politico francese, oggi, presenta tre grandi poli: uno a destra, attorno a Marine Le Pen; uno al centro, liberale e democratico, rappresentato da Emmanuel Macron; e poi quello a sinistra, abbastanza radicale, che fa capo a Jean-Luc Melenchon. È questo lo scenario. Da sottolineare anche la presenza, a destra di Le Pen, di Eric Zemmour. Quest’ultimo è un personaggio abbastanza strano. Non è un politico. È un polemista ebreo-algerino. Ha fondato un movimento di estrema destra, si chiama “Reconquête”, che si ispira alla Francia di una volta. È un partito estremamente razzista. Si oppone soprattutto all’emigrazione musulmana. Purtroppo, ha ottenuto il 7%. Comunque, penso che finirà lì…

– L’unico partito moderato, di centro, è quello di Macron. Alla sua destra e alla sua sinistra ci sono solo partiti radicali, estremisti.  Come interpreta questo fenomeno?

Ha commentato che la scomparsa dei partiti tradizionali conferma una tendenza “che era iniziata già nel 2017”.

–  Macron – ha precisato – si è collocato al centro. Tra i suoi ministri ci sono esponenti del partito socialista ed altri del gollismo. Il movimento di Macron si rivolge alla borghesia francese, alla classe media agiata. Insomma, a chi sta bene. Tutti gli altri, quelli che fanno difficoltà ad arrivare a fine mese, il cui “pouvoir d’achat”, il potere d’acquisto, è sempre più precario, si sono rivolti a Marine Le Pen o a Jean-Luc Melenchon. La prima ha attinto soprattutto dal malcontento nelle campagne; l’altro, da quello delle periferie urbane.

– L’esistenza di un movimento alla destra di Marine Le Pen vuol dire che questa ha cercato di mostrarsi meno estremista. Una semplice strategia elettorale per dare l’immagine di un partito più moderato di quello che era all’origine?

– Sì – ha ammesso Picciani -, Le Pen ha fatto una campagna elettorale più moderata rispetto al passato, anche perché c’era Zemmour che è andato molto più in là… Le Pen si è presentata come estrema destra, ma rassicurante.

– C’è il pericolo che effettivamente possa ottenere la maggioranza nel ballottaggio?

– Il pericolo c’è – ha ammesso -. Ma, secondo me ed anche secondo altri osservatori, pare abbastanza remoto. Hanno indicato il voto per Le Pen i partiti di destra… Diciamo che potrebbe ottenere un 35%.; forse potrebbe arrivare ad un 40% e poco più. Non credo che possa superare il 50%. Da un lato, c’è chi non la vuole e, dall’altro, chi ne ha paura. Ci sarà una mobilitazione abbastanza forte attorno a Macron. Questi ha capito quali sono stati i suoi errori rispetto alle classi popolari, ai ceti meno abbienti. Penso che ora farà delle proposte per recuperare il consenso di chi non l’ha votato.

Ha commentato che anche in ambito europeo ci sono timori circa un trionfo di Le Pen poiché il suo antieuropeismo potrebbe creare forti squilibri nell’Unione.

Il ballottaggio e la crisi europea

La pandemia, che ha messo a prova la coesione dell’Unione Europea, ha colpito duramente anche l’economia francese. Le proteste dei “gilet gialli” hanno deteriorato l’immagine del presidente. E, quando pareva che l’economia stesse risalendo la china lasciando alle spalle disoccupazione e malessere, è scoppiata la guerra in Ucraina che ha rimescolato le carte in tavola. Chiediamo al nostro intervistato quanto abbiano influito nell’esito del primo turno, e quanto potrebbero incidere nel ballottaggio, gli avvenimenti che hanno sconvolto l’Europa, e la Francia in particolare, negli ultimi anni.

Masimiliano Picciani

– È abbastanza curioso – ha commentato -. Macron, nel 2017, era andato al secondo turno con il 24% delle preferenze. In queste elezioni, al primo turno, ha ottenuto circa il 28%. Paradossalmente ha guadagnato voti rispetto al passato. Credo, comunque, che chi non amava Macron, ora lo ami ancora di meno. È vero, ha rafforzato il suo elettorato, ma lo è anche che ha creato più scontento e avversione in quello popolare, nei novax, nei “gilet gialli”. Sono questi che poi hanno votato Marine Le Pen oppure Jean- Luc Melechon. Non credo che abbia perso consensi. Chi già non lo amava, ora semplicemente lo detesta.

– Può fare una radiografia dei votanti di Le Pen? Sono industriali, professionisti, giovani? – Sono stati fatti dei sondaggi che hanno permesso di disegnare un profilo dell’elettorato dal quale attinge Le Pen – ha affermato -. Ne è venuto fuori un simpatizzante la cui età oscilla tra i trenta e i cinquant’anni, appartenente ai ceti popolari e meno abbienti e con un livello culturale basso. Macron, invece, ha molto consenso tra i giovanissimi e tra le persone più anziane. Il suo elettorato è costituito da persone in condizioni sociali agiate, cosmopolite, molto europeiste e con un livello culturale alto.

Ha spiegato che l’intellettualità francese è orientata soprattutto verso Jean-Luc Melenchon.

– Direi che Macron – ha precisato – ha dalla sua parte la classe dirigente.

– E in quanto alle fasce radicali? Estrema destra ed estrema sinistra… chi le vota?

–  Ancora una volta – ha commentato -, sono le fasce socialmente meno privilegiate. Quelle che vivono in campagna o nei territori più periferici votano l’estrema destra. La Francia – ha proseguito – è un paese molto accentrato. Nei villaggi non c’è più nulla: mancano medici, mancano servizi; chiudono le stazioni dei treni… La campagna è un territorio molto in sofferenza e la sua popolazione ha paura degli immigrati, ha paura della mondializzazione, ha paura di perdere i pochi posti di lavoro. Melenchon, in cambio, affascina l’elettorato molto giovane oppure le fasce sociali delle “banlieue”, nei sobborghi delle città dove vivono i più poveri, spesso i più sfruttati.

Inoltre, il messaggio di Melenchon cala tra l’intellettualità, costituita da insegnati, ricercatori, studenti universitari; ed anche tra la fascia di chi fa piccoli lavori, le donne delle pulizie, gli impiegati dei supermercati e in un sottoproletariato che si nutre dell’immigrazione nordafricana, quella che più sente la necessità di essere compresa ed integrata.

– Chi sostiene Melenchon – ci ha detto – sente il desiderio di cambiare radicalmente le cose e una gran voglia di sinistra.

– L’astensione chi favorisce? Quanto credi che possa influire sui risultati del ballottaggio?

– Moltissimo – ha risposto -. Potrebbe favorire Marie Le Pen. Sulla carta, Macron è più forte di Marine Le Pen. Ma se chi ha votato per la sinistra radicale decide di non votare, tra Macron e Le Pen ci potrebbe essere una sorta di equilibrio. In questo caso, Macron correrebbe un grosso rischio.

– Melenchon non ha dato indicazioni al suo elettorato. Ha solo detto di non votare Le Pen… Ci potrà essere una atomizzazione del voto?

 – La posizione assunta da Melechon potrebbe influire molto – ha affermato convinto -. Non ha dato indicazioni. Ha solo detto che non bisogna sostenere Le Pen. Ha avvertito che non bisogna fidarsi di lei perché, comunque, rappresenta l’estrema destra. C’è il rischio – ha aggiunto per concludere -che il suo elettorato voti scheda bianca o resti a casa. In quel caso, a Macron verrebbe a mancare una riserva di voti importante.

Mauro Bafile

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