Allarme inflazione, Bce verso rialzo tassi a luglio

In una foto d'archivio Christine Lagarde , presidente della Bce di fronte alle torri sede dell'istituto.
In una foto d'archivio Christine Lagarde , presidente della Bce di fronte alle torri sede dell'istituto. (Photo by Daniel ROLAND / AFP)

ROMA. – L’inflazione vola all’8,3% negli Usa dopo aver raggiunto il 7,5% nell’area euro: un “problema gravissimo” come lo definisce il premier Mario Draghi, livelli “inaccettabili” per il presidente Biden. E la Bce corre ai ripari, con la presidente Christine Lagarde che apre la strada a un rialzo dei tassi anticipato, già a luglio, ma anche a un percorso graduale dei tassi.

Un anno e mezzo dalla volata dei prezzi energetici poi acuita dalla guerra, unita alle strozzature al commercio nate durante la fase acuta della pandemia ma che continuano, hanno trasformato la corsa dei prezzi da fenomeno “temporaneo” a un problema che diventa strutturale. E rischi per la crescita, perché prezzi così ‘caldi’ intaccano il potere d’acquisto, quindi i consumi, quindi il Pil.

Alla Bce, nonostante gli inviti alla cautela pronunciati dalle “colombe”, ormai anche i membri moderati suonano l’allarme, di fronte a una Federal Reserve che alza i tassi creando un problema ulteriore: il deprezzamento del cambio dell’euro sul dollaro, che porta in Europa ulteriore inflazione “importata”. E dunque, dopo che la Bce avrà concluso gli acquisti netti di titoli “all’inizio del terzo trimestre”, il primo rialzo dei tassi può avvenire “in un periodo di poche settimane”, dice Lagarde. La data da segnare in rosso è il 21 luglio, quando il Consiglio Bce si riunisce prima della pausa estiva.

Del resto le stesse strozzature globali all’offerta, se ieri apparivano un fenomeno legato solo alla pandemia, in un mondo “spaccato in due” dalla guerra rischiano di diventare strutturali: “la guerra potrebbe dimostrarsi un punto di non ritorno, facendo diventare la geopolitica più importante per la struttura delle catene di fornitura globali”; ragiona la presidente della Bce. Visto che c’è da aspettarsi “ulteriori shock negativi” – dice Lagarde da Lubiana – ormai “è giusto che la politica monetaria torni a un assetto più normale”.

Parole che accolgono il pressing intenso dei “falchi” – come il presidente della Bundesbank Joachim Nagel che punta espressamente su un rialzo a luglio e si aspetta un’inflazione media nel 2022 da record in Germania, al 7%. E anche il cambio di direzione di Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo, che ora ritiene “urgente” cambiare marcia: la Bce “non debe essere una fonte inflazionistica essa stessa” e dunque debe “mettere fine alle misure che erano state attivate per combattere la bassa inflazione” degli anni passati.

Se la Fed ha già inanellato due rialzi dei tassi e prevede di essere altrettanto aggressiva nei prossimi mesi, però, in Europa “il processo di normalizzazione sarà graduale”, rassicura Lagarde pensando agli impatti sulla crescita e, probabilmente, anche agli spread tornati a correre. La seconda parte dell’anno, insomma, non sarebbe scandita di rialzi dei tassi come scommettevano in molti nei mercati. Per questo oggi il differenziale Btp-bund chiude in calo a 191 dopo aver superato i 200 punti base nei giorni scorsi, e anche le Borse europee recuperano: +2,5% Parigi, +2,15% Francoforte e +2,84% Milano.

Una gradualità “estremamente importante” per Draghi. Che da Washington spiega: “le banche centrali devono aumentare i tassi ma se li aumentano troppo fanno cadere il paese in recessione ma di questa difficoltà Lagarde è pienamente consapevole”.

Del resto “la situazione è molto diversa tra Usa e Ue, in Usa il mercato del lavoro è a pieno impiego, in Europa no, quindi il passo di normalizzazione della politica monetaria sarà necessariamente diverso. Noi come governo possiamo cercare di attenuare la perdita di potere d’acquisto sulle categorie più deboli”.

(di Domenico Conti/ANSA).

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