McDonald’s dice addio alla Russia, lascia anche Renault

Il locale di Mc Donald a Mosca. Archivio

ROMA.  – Dasvidania. McDonald’s se ne va, vende i suoi fast-food e dice addio alla Russia: la “M” gialla in campo rosso, simbolo di uno stile di vita occidentale che era sbarcata nell’Urss ai tempi della perestrojka, sparirà per sempre dalle strade di Mosca, di San Pietroburgo, dalla vita dei russi.

Colpa della guerra in Ucraina e di quell’aggressione che “non è coerente con i nostri valori”, spiega laconicamente il colosso dei Big Mac e delle patatine fritte a poca distanza da un altro annuncio che scuote i mercati: la decisione di Renault di cedere tutte le sue attività ai russi, con un’operazione che di fatto si traduce in una nazionalizzazione degli asset della casa automobilistica francese da parte di Mosca.

Due mosse, per certi versi, annunciate. McDonald’s aveva già tirato giù le saracinesche dei suoi 850 ristoranti in Russia con l’inizio del conflitto, quando gran parte dei marchi occidentali avevano deciso di boicottare l’aggressione di Putin, abbandonando la terra degli zar. Ora l’uscita di scena definitiva, operativamente ancora nella fase preliminare, prevede la cessione dei fast-food (circa l’80% di proprietà, gli altri in franchising) ad un compratore russo. Pochi i dettagli – se non che l’operazione costerà alla catena americana tra 1,2 e 1,4 miliardi di dollari di perdite – ma circola già un’indiscrezione: al posto del marchio a stelle e strisce potrebbe arrivare “Zio Vanja”, con un logo che però tanto ricorda i famigerati archetti. Si tratterebbe della “V” di Vanya, un carattere scritto in cirillico, sempre in rosso e giallo, che rovesciato assomiglia molto alla “M” dei cugini MacDonald’s.

Il colosso mondiale del fast food – che in Russia conta oltre 60 mila dipendenti – è stato penalizzato dai mercati, con il titolo che in apertura a New York ha lasciato sul terreno oltre l’1%. Una perdita più in meno simile a quella registrata da Renault, che stamattina ha iniziato le contrattazioni a Parigi in flessione dello 0,7%.

L’operazione della casa automobilistica francese è ben più avanti, se non del tutto finalizzata. L’annuncio è arrivato da Mosca, con una nota del ministero del Commercio di Putin: “Sono stati firmati accordi per il trasferimento di asset russi dal gruppo Renault alla Federazione Russa e al governo di Mosca”.

I russi rilevano il 100% della filiale locale di Renault e Nami (l’Istituto centrale di ricerca e sviluppo di automobili e motori, gestito dallo Stato russo) acquisisce il 67,69% di Avtovaz – la fabbrica delle famose “Lada” della fabbrica Togliatti sul Volga – dalla casa automobilistica di Boulogne-Billancourt. Che però si lascia aperta la porta per il futuro. L’intesa prevede infatti un’opzione di riacquisto da parte di Renault (15% nelle mani dello Stato francese), della partecipazione nell’Avtovaz, esercitabile a certe condizioni nei prossimi sei anni. Anche perché l’operazione è pesante: per lasciare la Russia non c’è un’altra opzione e per questa transizione i francesi incasseranno solo due rubli simbolici, uno per ognuna delle due cessioni – secondo le prime indiscrezioni del Financial Times.

“Abbiamo preso una decisione difficile ma necessaria. Stiamo facendo una scelta responsabile nei confronti dei nostri 45.000 dipendenti in Russia, preservando le performance del Gruppo e la nostra capacità di tornare nel Paese in futuro, in un contesto diverso”, ha spiegato l’amministratore delegato di Renault, l’italiano Luca de Meo.

Due addii pesanti, comunque li si legga. Che segnano la fine di un’era e l’inizio di un’altra dal futuro incerto. Come testimoniano le parole che rimbalzano da Mosca di chi, in quei McDonald’s, ha trascorso ore liete: “Per noi bimbi moscoviti l’Happy Meal era un premio per quando eravamo stati buoni…”.

(di Marina Perna/ANSA).

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