“Lo scambio con gli Azov solo dopo il processo”

Una foto del combattente Azov Dmytro “Orest” Kozatskyi dell’acciaieria Azovstal.
Una foto del combattente Azov Dmytro “Orest” Kozatskyi dell’acciaieria Azovstal. (ANSA)

ROMA. – Dal buio delle viscere di Azovstal alle celle della prigione di Olenivka dove, per ora, resteranno. I combattenti ucraini dell’acciaieria che si sono arresi dopo quasi tre mesi di resistenza non saranno scambiati con prigionieri russi, se non dopo un processo.

“Valuteremo tutte le questioni dopo che i militari che si sono arresi saranno debitamente condannati: qualsiasi altro passo può essere adottato solo dopo la pronuncia delle sentenze. Prima di allora, qualsiasi discorso su uno scambio sarebbe prematuro”, ha detto il vice ministro degli Esteri, Andrey Rudenko, in quella che suona come una prima risposta al processo di Vadim Shishimarin, il soldato russo condannato all’ergastolo per aver ucciso un civile, e il cui scambio non è stato escluso dalla procuratrice generale ucraina Irina Venediktova.

Non è all’ordine del giorno, secondo Rudenko, neppure la questione dello scambio con prigionieri ucraini del politico filo-Cremlino Viktor Medvedchuk, catturato nelle settimane scorse dalle forze di Kiev e che, secondo alcune fonti, avrebbe perso la protezione di Mosca.

Nel frattempo gli uomini catturati ad Azovstal saranno al sicuro da abusi e torture, ha garantito la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova nell’inedita veste di paladina dei diritti umani. “A differenza dei nostri combattenti che non sono finiti nelle mani ma nelle zampe del regime di Kiev, coloro che si sono arresi ad Azovstal non sono sottoposti a torture, abusi, umiliazioni della dignità umana e così via”, ha assicurato Zakharova sottolineando che “la Federazione Russa, così come la Repubblica popolare di Donetsk (dove sono detenuti, ndr), osserva rigorosamente tutte le norme legali internazionali applicabili nell’area del diritto umanitario” e che i prigionieri di guerra feriti ricevono le cure necessarie nelle istituzioni mediche.

Le condizioni “soddisfacenti” dei militari catturati dei russi sono confermate da Kateryna Prokopenko, la 27enne moglie di Denys, il germanista ed ex ultrà della Dinamo Kiev comandante del reggimento Azov. “Ha detto che stava ‘bene’ e mi ha chiesto come stavo”, ha riferito Kateryna al Guardian dopo una breve telefonata che il marito ha potuto farle, aggiungendo di aver sentito da altre fonti che “le condizioni sono più o meno soddisfacenti”. “Vengono nutriti, ricevono acqua. Le condizioni soddisfano i requisiti e non hanno subito violenze in questo breve periodo”, ha precisato Kateryna spiegando che Onu e Croce Rossa “stanno controllando la situazione”.

Nessuna notizia invece sui tempi del processo, salvo il fatto che “tutti coloro che hanno commesso crimini di guerra riceveranno la loro meritata punizione”, ha rilanciato Zakharova, annunciando che “la dirigenza della Repubblica popolare di Donetsk ha in programma di costituire un tribunale internazionale per i crimini di guerra contro i nazisti dell’Azovstal” il cui statuto “è attualmente in fase di stesura”.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA).

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