Neve dimezzata in Trentino. Sos siccità per il Po

Alpinisti in ginocchio durante la veglia funebre ghiacciaio Lys (Aosta)
Alpinisti in ginocchio durante la veglia funebre ghiacciaio Lys (Aosta)

TRENTO. – Meno neve del previsto a causa delle scarse precipitazioni invernali e dell’aumento delle temperature: quella dei ghiacciai italiani è una lenta agonia. Le Alpi stanno infatti diventando sempre più povere di neve e sempre più verdi. Un processo in corso da circa 38 anni, come documentato dall’Università di Basilea, che ha utilizzato dati e immagini della più grande catena montuosa d’Europa rilevati dal 1984 al 2021 dalla costellazione dei satelliti per l’osservazione della Terra Landsat, di Nasa e Servizio geologico statunitense (Usgs).

A rendere la situazione più critica si aggiunge l’Sos sulla siccità lanciato oggi dall’Autorità distrettuale del Fiume Po del ministero per la Transizione ecologica (AdPo-MiTe): “in alcuni territori non piove da 110 giorni” e in decine di Comuni di Piemonte e Lombardia “sono già in azione le autobotti per l’approvvigionamento di acqua perché i serbatoi locali afferiscono a sorgenti che non ci sono più”, ha detto Meuccio Berselli, segretario generale dell’AdPo-MiTe.

L’ultima conferma della situazione grave dei ghiacciai arriva dal Trentino, dove è stata misurata una quantità di neve compresa tra il 50% e il 60% del valore medio della serie storica e, a fine maggio, diverse fronti glaciali si presentavano già prive di copertura nevosa, con circa un mese di anticipo rispetto a quanto registrato negli ultimi vent’anni.

Sul ghiacciaio della Marmolada la stima preliminare degli accumuli, pari a 714 mm, indica anomalie comprese tra -40% e -50% rispetto a condizioni normali. Sul ghiacciaio del Careser è invece stato stimato un equivalente d’acqua del manto nevoso pari a 495 mm, che corrisponde a metà dell’accumulo mediamente misurato in questo periodo dell’anno.

Sul vicino ghiacciaio de La Mare il dato di accumulo è risultato pari a 607 mm, del 40% inferiore rispetto alla media. Non va meglio nel vicino Alto Adige: il direttore dell’Ufficio idrografico di Bolzano, Roberto Dinale, ha spiegato come sul Ghiacciaio di Malavalle in Val Ridanna, sul ghiacciao della Vedretta Lunga in Val Martello e sulle Vedrette di Ries occidentali in Valle Aurina, “la neve è alta in media circa due metri rispetto agli oltre tre della fine di una normale stagione invernale”.

Anche in valle d’Aosta, dove la Giunta regionale ha approvato monitoraggi con radar e droni, “la marcata anomalia” riscontrata attraverso rilevamenti su due ghiacciai pone “i presupposti per gravose perdite di massa glaciale nell’estate 2022”.

Sul ghiacciaio del Grand Etrét, i guardaparco del Corpo di sorveglianza specializzato nel monitoraggio dei ghiacciai sono stati costretti a “un lungo avvicinamento a piedi con l’attrezzatura da sci-alpinismo sulle spalle, senza precedenti dall’anno 2000, e hanno potuto calzare gli sci con continuità solo oltre i 2.500 metri di quota”.

Inoltre l’accumulo di neve medio sul Gran Paradiso è risultato di 127 cm, valore più basso in assoluto della serie storica e inferiore di circa il 62% rispetto alla media del periodo 2000-2021 (331 cm).

di Jacopo Valenti/ANSA)

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