Tour: l’Italia punta su Caruso, Pogacar da battere

Damiano Caruso .. EPA/GIAN EHRENZELLER

ROMA. – Ci sarà tanta Italia nel 109/o Tour de France di ciclismo che il Covid-19 ha rimodulato, riscrivendo in parte l’elenco dei partenti. Il Giro di Svizzera ha lasciato determinati strascichi a livello batteriologico, meno quello di Slovenia che Tadej Pogacar ha monopolizzato assieme alla team dell’UAE Emirates.

Il 23enne sloveno, che di Grande Boucle ne ha già collocate due (2020 e ’21) in bacheca, punta al tris, tuttavia le defezioni in squadra dovute al virus lo tengono sui tizzoni.

Pogacar incrocia le dita e spera di non subiré conseguenze a breve, medio e lungo termine. La partenza sabato da Copenaghen, con una crono individuale, l’arrivo il 24 a Parigi, dopo 3.350,4 chilometri di battaglia purissima, sul pavè come sullo sterrato, in salita come in discesa, sulle Alpi come sui Pirenei.
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Si diceva dell'Italia: Damiano Caruso ha rinunciato a correre, e probabilmente a vincere, il Giro d'Italia, perché vuole mettersi in gioco nella corsa a tappe transalpina. Avrà al proprio fianco il numero 3 sloveno Matej Mohoric, ma anche l'esperto spagnolo Luis Leon Sanchez, oltre al belga Dylan Teuns. Una squadra forte e affidabile, quella che gli ha messo a disposizione la Bahrain Victorious. Competitiva. Il siciliano dovrà però metterci del suo per rimanere nel gruppo dei migliori, con Thomas, Pogacar, Roglic, Quintana, Uran, solo per citarne alcuni. Al via ci sarà anche l'uomo che di Tour ne ha vinti quattro, Chris Froome, a capo della Israel Premier-Tech.

"Il Tour è sempre stata una corsa difficile, le sorprese non sono mai mancare e non mancheranno nemmeno quest'anno – le parole di Caruso -. Io mi sono preparato bene, punto al massimo, se non altro perché ho passato più tempo in ritiro con la squadra che con la famiglia. Sono pronto. Certo, i Pogacar e i Roglic sono favoriti, però al Tour nulla viene dato per scontato. Mi piacerebbe classificarmi fra i primi cinque, ma valuterei positivamente anche un posto fra i primi 10 della classifica generale".

L'Italia che pedala schiera anche Giulio Ciccone, che punta al successo in una tappa di montagna. "Il Giro è nato male per me – ha detto il corridore della Trek, in conferenza stampa – ma è finito in crescendo. Nell'ultima settimana mi sentivo nettamente meglio rispetto alla prima, adesso ho buone sensazioni, sono qui a Copenaghen per fare bene e supportare la squadra: se vincerò una tappa al Tour lancerò ancora gli occhiali per aria, questo è certo".

Vincenzo Nibali è stato l'ultimo italiano a trionfare sui Campi Elisi: era il 2014 e da allora nessun italiano è salito sul gradino più alto del podio. Sta messo peggio il ciclismo francese che non celebra una maglia gialla transalpina a Parigi addirittura dal 1985: l'ultimo a centrare l'impresa di aggiudicarsi il Tour fu Bernard Hinault. Preistoria, o quasi.

L'attesa per i francesi si allungherà ancora: l'unico in grado di farli sognare un paio d'anni addietro fu Julian Alaphilippe che quest'anno non è al via, perché non ancora al meglio della condizione. C'est la vie.

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