La paura recessione flagella i mercati, 147 miliardi in fumo

Un operatore di spalle guarda gli schermi con gli andamenti dei valori. di Milano
U/n operaqtore guarda gli schermi nella sala operativa della Borsa di Milano. (ANSA)

MILANO. – Lo spettro di una recessione globale flagella i mercati, dall’Asia agli Stati Uniti. In Europa le Borse hanno bruciato circa 147 miliardi, segnando il peggior semestre dal 2008 con un calo del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Mentre i mercati vivono il loro ennesimo giovedì nero, si registra un forte calo dei rendimenti dei Titoli di Stato a dieci anni.

A spaventare le Borse ci sono una serie di fattori, con gli analisti finanziari che parlando di una “tempesta perfetta” che porterà ad un lungo periodo di volatilità dei mercati. Da un lato c’è l’inflazione galoppante (non ultimo il dato francese con l’indice dei prezzi al 6,5%,ndr) e dall’altra le manovre delle banche centrali per cercare di contenerne la corsa.

Su questo fronte non sono bastate le parole dei presidente della Bce, Christine Lagarde, e della Fed, Jerome Powell, a rassicurare i mercati che, invece, vedono all’orizzonte le nubi di una economica globale sempre più debole ed in fase di rallentamento. Una situazione che si è aggravata a causa della crisi energetica legata all’approvvigionamento del gas russo.

A ribadire il rischio di recessione è S&P Global Ratings che evidenzia come lo scenario macroeconomico è “cambiato radicalmente” con i Paesi che si trovano a fronteggiare il persistere di un’elevata inflazione. La sfida principale per le banche centrali consiste nel “contenere e ristabilizzare le aspettative senza provocare una recessione mentre persistono le conseguenze a livello macro del conflitto tra Russia e Ucraina”.

Dei rischi di recessione parla anche il capo della vigilanza della Bce, Andrea Enria, il quale ricorda come le proiezioni macroeconomiche dello staff dell’Eurosistema di giugno 2022 introducono per la prima volta uno scenario al “ribasso che comporta una possibile recessione nel 2023 a seguito di interruzioni dell’approvvigionamento energetico dell’area dell’euro”.

Un quadro estremamente complesso che ha portato l’indice azionario Stoxx 600, che raggruppa i principali titoli del Vecchio continente, a lasciare sul terreno l’1,5%. Milano, maglia nera in Europa, ha perso il 2,4%, bruciando oltre 15 miliardi di capitalizzazione. In netto calo anche Parigi (-1,8%), Londra (-1,96%), Francoforte (-1,69%), Madrid (-1,09%). Ad appesantire i listini ci sono le banche (-2,9%), con Enria che mette in guardia gli istituti di credito sulla distribuzione dei dividendi agli azionisti.

L’argomento sarà affrontato la prossima settimana “al supervisory board, ma potremmo chiedere alle banche di ricalcolare le traiettorie di credito nel caso di un peggioramento della congiuntura, anche nel caso di un embargo, e sfruttare questa analisi anche per poter gestire i piani di distribuzione”, afferma.

Con il mercato azionario che mette a segno l’ennesimo calo, i titoli di Stato fanno registrare un calo dei rendimenti. Lo spread tra Btp e Bund sale a 192, con il tasso del decennale italiano al 3,25 (-13 punti base). Scendono anche i rendimenti dei Titoli di Stato dei Paesi ‘periferici’ con quello spagnolo al 2,4% (-16 punti) e quello greco al 3,6% (-5 punti). Sul fronte valutario, invece, poco mosso l’euro sul dollaro.

Sul fronte energetico non accenna ad allentarsi la tensione sul fronte del gas, con i timori di nuovi tagli ai flussi da parte di Mosca. Ad Amsterdam le quotazioni hanno toccato un rialzo massimo di giornata del 7%, portando l’aumento di giugno al 54%. Le contrattazioni si sono poi concluse con il prezzo a 144 euro al megawattora. In calo il prezzo del petrolio dopo la riunione dell’Opec+ che ha confermato un aumento della produzione da 648.000 barili al giorno per il mese di agosto, mentre non si è discusso dei livelli di produzione per settembre.

(di Massimo Lapenda/ANSA).

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