Stress ospedali da Nord a Sud, tornano aree Covid

Sanitari nell'area Covid dell'ospedale di Casal Palocco
Sanitari nell'area Covid dell'ospedale di Casal Palocco. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Cresce ancora una volta, seppur lentamente, la pressione dei malati per Covid, quelli con problemi respiratori, negli ospedali italiani, e le strutture stanno valutando la riapertura dei reparti alla luce dell’andamento dei casi di contagio e di ricovero delle ultime settimane, in attesa di vedere i dati dei prossimi 10/15 giorni.

E proprio nel pieno della nuova ondata arrivano le prime proroghe in alcune regioni per tenere aperte le Usca, le squadre speciali di medici e infermieri impegnate fin dal marzo 2020 in prima linea nella lotta contro il Covid, fornendo cura e assistenza domiciliare ai malati che non necessitano di ricovero ospedaliero e ai pazienti in isolamento fiduciario, che si sarebbero dovute chiudere ieri.

Le prime tre regioni a prorogarle sono state l’Emilia Romagna, la Sardegna e le Marche. Il timore è che la scomparsa di queste strutture aggravi ancora di più la pressione in crescita degli ospedali. L’ondata di Omicron 5 anche se sta costringendo alcuni grandi nosocomi, come il San Giovanni a Roma a riaprire reparti Covid, non sta mettendo a dura prova il sistema sanitario nel Lazio.

Attualmente nella Regione sono disponibili circa 1000 posti letto Covid e ciò viene giudicato sufficiente. “Siamo ampiamente sotto soglia”, fanno sapere dall’assessorato. In Lombardia i reparti Covid risultano aperti ma non in tutti gli ospedali della Regione. Ormai da alcuni mesi gli ospedali bolognesi, Policlinico Sant’Orsola e Maggiore, non hanno quasi più reparti Covid dedicati (proprio oggi il Sant’Orsola chiude l’ultimo), ma si è deciso di agire con ‘bolle’ all’interno degli altri reparti specialistici, come per esempio ortopedia, geriatria o neurologia.

Questo avviene dal momento che molti ricoverati sono pazienti ‘con Covid’ più che ‘da Covid’, che si trovano cioè in ospedale per essere curati da altre patologie e che contraggono o hanno contratto il virus. Quando emerge la positività, vengono spostati in stanze dedicate.

Chiamata straordinaria in Puglia per tutti i medici ospedalieri di qualsiasi reparto che dovranno prestare servizio nei pronto soccorso “al fine di garantire la copertura dei turni per il periodo estivo” in risposta all’incremento degli accessi nei pronto soccorso dovuto all’ondata di caldo e all’aumento dei casi Covid.

Il presidente della Fiaso (la federazione degli ospedali italiani) Giovanni Migliore conferma l’aumento dei ricoveri per Covid con sindromi respiratorie e polmonari (+ 34,5%), mentre i ricoverati con Covid, (che arrivano in ospedale per altri motivi e vengono trovati positivi), salgono del 10%. “Praticamente tutti i reparti erano stati riconvertiti ma lo schema organizzativo prevede la possibilità di riaperture veloci”. “Credo sarà indispensabile riaprire i reparti covid nei prossimi 10-15 giorni” ha aggiunto Migliore.

I reparti Covid, spiega, erano stati praticamente tutti riconvertiti in aree multidisciplinari e i pazienti con il Covid vengono trattati in modelli assistenziali differenti: a bolla, cioè un isolamento di coorte in reparti non dedicati, e in grandi con aree multidisciplinari con pazienti positivi trattati dagli specialisti di area separate. “Ora i dati raccolti mostrano un’inversione di tendenza con pazienti che hanno bisogno di assistenza respiratoria. Fino ad ora non abbiamo avuto un incremento nelle terapie intensive ma ci aspettiamo un aumento delle ospedalizzazioni nei prossimi 15 giorni nelle aree intensive e semintensive. Oggi i 15 posti Covid all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII a Bari sono tutti occupati”, ha concluso.

(di Maria Emilia Bonaccorso/ANSA)

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