Franceschini e l’allarme cultura: “Non si torni indietro”

Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, durante la cerimonia d'apertura.
Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, durante la cerimonia d'apertura. (Ufficio Stampa Ministero della Cultura))

ROMA. – “Con la cultura in Italia non si può tornare indietro, non ce lo possiamo permettere”. Il ministro della Cultura Dario Franceschini, capolista Pd a Napoli, parla a Roma alla platea del teatro Vascello stracolma di cittadini e operatori del settore e si scaglia contro gli avversari puntando il dito sull’inesistenza dei temi culturali nell’infuocata campagna elettorale estiva.

“Scandaloso che nessuno a parte noi ne parli”, sottolinea, supportato dal sindaco di Roma Gualtieri, il ministro, per tanti anni alla guida del settore, rivendicando i 7 miliardi di euro inseriti nel Pnrr per i progetti culturali. “Siamo stati ubriacati dall’agosto dei sondaggi, ora dobbiamo parlare alla gente, con tutte le cose che abbiamo fatto, se ognuno di noi convincerà tre persone avremo vinto”, arringa il ministro prima di scappare in commissione cultura alla Camera dove lo attendono per il parere alla nomina a presidente della Siae del segretario generale del MiC Salvo Nastasi, che già aveva creato qualche mal di pancia al Senato e che oggi troverà un lieto fine con 30 voti a favore e 7 contro.

Il tema, prima ancora della rivendicazione delle riforme di questi anni (“eravamo partiti da un governo di destra che ha sfasciato i conti pubblici e ha messo in ginocchio la cultura” ha sottolineato Gualtieri) è soprattutto quello della preoccupazione per il futuro. A partire dai provvedimenti rimasti nel limbo causa caduta di governo.

Era stata la parlamentare Pd Flavia Piccoli Nardelli, in apertura dell’incontro romano a sottolineare l’allarme su tre argomenti in particolare: il codice del mondo dello spettacolo, con la grande innovazione del welfare per gli operatori del settore, che è fermo ai decreti attuativi; la legge per il libro, sulla quale ci si preparava ad intervenire con finanziamenti e defiscalizzazioni un po’ così come si è fatto per il cinema, e l’editoria scolastica.

La delega è aperta, sarà responsabilità del prossimo governo portarli avanti e concludere l’opera, “Ma ci vuole la consapevolezza che non possiamo sprecare il lavoro fatto”, sottolinea la deputata Pd. “Chiunque vinca deve tenere conto che la cultura è un’occasione”. Tant’è, un passo indietro è purtroppo sempre possibile, avverte Franceschini, così come sul tax credit per il cinema, di cui parla il produttore Andrea Occhipinti ricordando che anche grazie a questa nuova legge “la produzione dell’audiovisivo in Italia è cresciuta moltissimo, persino durante la pandemia”.

Una legge “efficace”, “che ha fatto crescere tantissimo il settore”, ribadisce il fondatore di Lucky Red, ma che ha bisogno di essere mantenuta e all’occorrenza rifinanziata. Chiamati a parlare dalla moderatrice Silvia Costa, si alternano responsabili di associazioni, dai musicisti agli archeologi. Interviene il nuovo presidente di Palaexpo Marco Delogu (che annuncia per ottobre a Roma un festival delle Accademie Straniere ma anche l’intenzione di mettere a disposizione gli spazi del Mattatoio per i senza tetto quando ci sarà l’emergenza freddo).

Parla Fabia Bettini di Alice nella città: “Dobbiamo ascoltare i nostri ragazzi, ibridare i generi, avere i grandi autori e anche i grandi personaggi, andare nelle periferie ma andarci davvero”. Dall’attore Giulio Scarpati arriva infine quello che appare come un monito a tutti i governanti ed aspiranti tali: “La cultura è sempre in movimento e la politica deve muoversi con la stessa velocità” dice applauditissimo dopo aver ricordato quanti teatri hanno chiuso anche nella capitale, “l’arte deve saper interpretare la realtà, addirittura anticiparla. Compito della politica è investire sulla cultura, con l’obiettivo comune di migliorare la qualità della vita di tutti”.

(di Silvia Lambertucci/ANSA)

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