Elezioni: 88% di oltre 61mila seggi sono in scuole

ROMA, 21 SET – Attualmente l’88% degli oltre 61mila seggi elettorali del nostro Paese si trova all’interno delle scuole. Mai una tornata elettorale nazionale era andata in scena così presto, al principio dell’autunno. Così, dopo appena una settimana di lezioni (in alcuni casi anche meno), molti istituti dovranno sospendere la didattica e trasformarsi in seggio. Lo stop avverrà dal pomeriggio di venerdì 23 fino all’intera giornata di lunedì 26. Una situazione che, proprio per questo motivo, trova i dirigenti scolastici sul piede di guerra: “Da decenni – dice Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, intervistata da Skuola.net – facciamo presente che l’utilizzo delle scuole come seggi elettorali è un qualcosa di inadeguato e inopportuno. In particolare in situazioni come quella di quest’anno”.

“La scuola andrebbe tutelata e lasciata il più serena possibile, soprattutto in un anno come questo, in cui lentamente si sta ritornando alla normalità. Inoltre, utilizzare oggi gli istituti per altri fini crea ulteriori disagi, significa per esempio dover poi procedere ad azioni di sanificazione”, prosegue la dirigente. Un timido tentativo, in realtà, c’era stato lo scorso anno, quando le elezioni amministrative in alcuni territori cadevano proprio a inizio ottobre. Allora, per non interrompere l’attività didattica in una scuola già martoriata da pandemia e dad, vennero stanziati 2 milioni di euro per sostenere la ricerca di sedi di seggio da parte degli enti locali. Secondo le rilevazioni del Viminale oltre 30mila studenti furono restituiti alla didattica.

Ma quest’anno le elezioni sono giunte in maniera così inaspettata che non è stato possibile predisporre attività simili. Così c’è stato qualcuno che con italico spirito di improvvisazione ha trovato soluzioni alternative, come un preside della provincia di Bologna che ha deciso di spostare i seggi nella palestra scolastica. Un’altra via d’uscita potrebbe essere quella di ripristinare, per situazioni come queste, la didattica a distanza. Ma, a detta dei presidi, non sarebbe una cosa pienamente risolutiva: “Sicuramente – dice Costarelli – potrebbe essere adottata per le scuole medie e superiori, dove ormai gli alunni hanno imparato a utilizzarla. Ma per i più piccoli ritengo di no, perché nel loro caso attivare la Dad per pochi giorni diventa complicato. Questo passaggio, inoltre, dovrebbe essere acquisito contrattualmente”. (ANSA).

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