Accordo in Ue sull’energia, ma Berlino blocca price cap

Banidere dei paesi europei sventolano nella sede della commissione dell' Unione Europea. ANSA/ EPA/OLIVIER HOSLET

BRUXELLES. – Dopo lo strappo, i tentativi di ricucire. Roma a favor di telecamere, Berlino per bocca del portavoce del cancelliere Olaf Scholz. Ma la distanza tra le due capitali sul tetto al prezzo del gas resta siderale.

E il secco “no” della Germania a qualsivoglia forma di cap da applicare alle importazioni verso l’Europa allontana sempre di più l’ipotesi di arrivare a un punto di caduta comune in sintonía con le richieste di Italia, Francia e altri 13 Paesi, schermate anche dalla Commissione europea.

L’unico successo resta fin qui l’accordo politico trovato dai ministri dell’Energia sul pacchetto di misure che prevede il taglio obbligatorio dei consumi dell’elettricità del 10%, di cui il 5% nelle ore di punta, da dicembre a marzo 2023; un tetto di 180 euro a megawatt per gli extra-ricavi delle grandi compagnie energetiche che producono elettricità da fonti a basso costo; e un contributo di solidarietà a carico delle oil&gas.

L’ennesimo nulla di fatto sul price cap era nell’aria già alla vigilia della riunione straordinaria dei ministri. Con lo scontro frontale tra Roma e Berlino anche sul nuovo maxi-pacchetto tedesco da 200 miliardi di aiuti di Stato che aveva certificato il nervosismo ormai alle stelle. La posizione del governo Scholz è risultata inflessibile anche dopo la nottata: la contrarietà, ha indicato una fonte diplomatica, non è dovuta a “ragioni ideologiche”, ma alle preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti e all’eventualità che il Continente venga tagliato fuori dalle forniture e il Gnl fuga verso l’Asia e oltre. L’unica soluzione percorribile per Berlino appare quella di negoziare direttamente con i fornitori.

Un’ipotesi condivisa da Bruxelles, intenzionata già nei prossimi giorni – secondo quanto indicato dalla commissaria europea Kadri Simson al termine del round di colloqui con le capitali – a mettere sul tavolo una nuova proposta (resta da capire se ufficiale o informale) per “usare bene” il proprio “potere negoziale” non tanto per introdurre un price cap, proposta “legittima ma radicale”, quanto più per aprire “corridoi del gas” con i diversi partner commerciali energetici.

Di tutt’altro avviso Roma, Parigi e le altre capitali da settimane in pressing. Il ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, ha cercato di gettare acqua sul fuoco: con la Germania non ci sono tensioni e, ha scandito, “abbiamo lavorato veramente al meglio di quello che potevamo”, in attesa di nuove proposte Ue. Una cooperazione evocata anche da Berlino, con un messaggio di riconciliazione affidato da Scholz al suo portavoce: l’amicizia con l’Italia è “profonda” e “così resterà”.

Intanto però resta da trovare la quadra di una discussione che sta spaccando l’Europa nel momento in cui, sotto il peso del caro energia, più avrebbe bisogno di solidarietà. “Più che ‘price cap’, lo strumento su cui si lavora a livello europeo per la crisi del gas è un ‘tetto con forchetta’”, ha indicato Cingolani, illustrando l’idea di “trovare un range tra un minimo e un massimo in cui ci possa sempre essere una variazione”. Ma per Berlino, ha ribadito l’omologo Robert Habeck, il tetto “può essere applicato solo se si dice cosa succede se non arriva abbastanza gas in Europa”. Perché, ha tuonato, una carenza “porterebbe l’Europa ai suoi limiti, probabilmente alla sua fine”.

L’unica via condivisa al momento si registra nell’idea – sostenuta anche dall’esecutivo Ue – di creare un nuovo indice di riferimento per il Gnl diverso dal tradizionale Ttf di Amsterdam, lavorando su benchmark come il Brent o l’Henry Hub.

Ma gli unici a poter imprimere una direzione politica più chiara ai negoziati e avvicinare le posizioni sembrano essere i capi di Stato e di governo, attesi il 6 e 7 ottobre a Praga. Forse la visita del presidente francese Emmanuel Macron a Berlino, lunedì 3 ottobre, nel Giorno dell’unità tedesca, potrebbe dare una mano anche a far ritrovare quella europea. Consci che questo inverno, ha avvertito Bruxelles, “sarà duro” e il prossimo “ancora di più”.
(di Valentina Brini/ANSA).

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