Rischio povertà-esclusione per il 30% di italiani, Sos Sud

ROMA. – E’ allarme rosso su rischio povertà ed esclusione sociale in Italia. In un Paese precipitato nella più lunga e profonda crisi economica dal dopoguerra, il 28,4% dei residenti al 2013 risulta a ”rischio povertà o esclusione sociale”, in base alla definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. In pratica si tratta di quasi un italiano su quattro. Il dato emerge dall’indagine dell’Istat ‘su reddito e condizioni di vita’ condotta nel 2013 su 18.487 famiglie (44.622 individui), secondo cui l’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2012), ”della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro” e corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una di queste condizioni. Rispetto al 2012, l’indicatore segna tuttavia un calo di 1,5 punti percentuali ”a seguito della diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate” (dal 14,5% al 12,4%), spiega l’Istat, aggiungendo che resta stabile la quota di persone in famiglie a rischio di povertà (19,1%). La fetta di Paese in cui si registrano i valori più elevati di rischio di povertà o esclusione sociale è il Mezzogiorno (46,2%), più del doppio rispetto al resto della Penisola e nonostante un calo del 3,7% dell’indicatore, contro una diminuzione più accentuata al Centro e al Nord (-7,7% e -5,9% rispettivamente). A livello familiare il rischio è alto tra i componenti di famiglie numerose (39,8%), con tre o più figli (43,7%), soprattutto se minori (45,4%) o con un solo reddito (46,1%). Diminuisce invece il rischio tra gli anziani soli, (dal 38,0% al 32,2%), i monogenitori (dal 41,7% al 38,3%), le coppie con un figlio (dal 24,3% al 21,7%), tra le famiglie con un minore (dal 29,1% al 26,8%) o con un anziano (dal 32.3% al 28,9%). Sul fronte dei redditi emerge che la metà delle famiglie ha percepito, nel 2012, un reddito netto non superiore a 24.215 euro l’anno (circa 2.017 al mese). Nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie guadagna però meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord, per il Centro il valore sale al 96%. La fotografia dell’Istat fa il paio con uno studio della Cgil secondo cui sono oltre 9,5 milioni (9.541mila) le persone in grave difficoltà per la mancanza di lavoro. Si tratta del dato semestrale più alto dal 2007 ad oggi, sottolinea il rapporto dell’osservatorio del mercato del lavoro dell’Associazione Bruno Trentin sugli effetti della crisi sul lavoro in Italia, aggiornato al primo semestre 2014. Solo negli ultimi 12 mesi, rileva la ricerca, nell’area del disagio e della sofferenza occupazionale, si è riscontrato un incremento del 5,4% (equivalente a +490 mila unità), mentre rispetto al primo semestre 2007 l’aumento è stato del 67,3% (+3 milioni e 839 persone). (Alfonso Abagnale/Ansa)

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