Mattarella, 25 aprile Festa di libertà e di speranza

Quirinale: Quinta edizione del Maggio dei Libri

ROMA. –  Non appena il Parlamento lo ha eletto presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha dribblato tutti ed ha fatto visita, privatissima, alle Fosse Ardeatine. Basterebbe questo particolare per comprendere quale considerazione abbia il capo dello Stato del “sacrificio di tanti” e quale importanza rivestano per lui la lotta di Resistenza e Liberazione alla vigilia del 25 aprile, “una festa di libertà e di speranza che ricorda quel che abbiano conquistato grazie al sacrificio di tanti e che abbiamo il diritto e dovere di conservare e preservare”.

Considerazioni condivise dalle massime cariche della Repubblica che celebreranno la Liberazione nelle piazze d’Italia: la presidente della Camera Laura Boldrini sarà a Reggio Emilia, a Casa Cervi, insieme al presidente del parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz. Il presidente del Senato Piero Grasso sarà a Roma in via Tasso.

“La democrazia del nostro Paese è figlia della Resistenza, della guerra di liberazione, cioè della Costituzione”, sottolinea il leader della Cgil Susanna Camusso. Fuori dal coro la voce di Matteo Salvini. Il leader della Lega Nord annuncia che resterà a casa con i figli per protestare contro “l’occupazione rossa di una festa che dovrebbe riguardare tutti” in quanto “la Resistenza non fu solo rossa ma fu bianca, fu liberale, fu democratica, e ci furono tanti parroci fatti fuori dai comunisti”.

Il presidente Mattarella sarà proprio a Milano per la cerimonia del 25 aprile. Vi giunge al termine di una settimana nel corso della quale è intervenuto più volte sulla “eredità” politica e civile della Liberazione, patrimonio da “custodire e preservare”. Mattarella lo ha ribadito oggi nel corso della premiazione di un gruppo di scolaresche al Quirinale: “La Liberazione è una festa di libertà e di speranza che ricorda quel che abbiano conquistato grazie al sacrificio di tanti”.

Proprio ai ragazzi ha voluto ricordare Ugo Forno, un ragazzo di 12 anni che, perdendo la vita, fu protagonista di una azione contro l’occupazione nazista a Roma il 5 giugno del 1944 con la quale impedì “la distruzione di un ponte da parte degli occupanti che avrebbe ritardato l’avanzata delle truppe di liberazione”. “Dobbiamo fare in modo che non sia più necessario prendere delle armi per difendere la democrazia come fece quel ragazzino”, è il monito della massima carica dello Stato. E il modo per farlo – spiega – è “applicare la Costituzione nei suoi valori”. Sì, perché “la Costituzione non va conservata in una teca come una reliquia” ma va “vissuta”. “Custodire una memoria viva della nostra liberazione significa trasmettere un’esperienza che è stata sopratutto umana”, aggiunge il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, anche lei al Quirinale per premiare i vincitori del concorso “Dalla resistenza alla cittadinanza attiva”.

Il presidente ha ricevuto al Colle anche le Associazioni Combattentistiche e d’Arma: “Nella nostra memoria condivisa è ben chiaro a tutti il valore resistenziale di quel rifiuto di cedere all’esercito nazista che ufficiali e soldati del rinato Esercito italiano opposero fino a pagare il prezzo della vita”, ha sottolineato ricordando “l’apporto decisivo dei 600 mila militari internati nei campi di concentramento perché negarono ogni collaborazione agli occupanti”.

Mattarella non può fare a meno di mettere in relazione gli eventi della Resistenza con le stragi di migranti nel Mediterraneo e l’oppressione dei terroristi: “La nostra umanità si ribella, settant’anni fa come oggi, di fronte alle vite spezzate – è il suo monito – . Ieri contro la sopraffazione nazifascista, oggi contro chi opprime intere popolazioni, etnie, gruppi religiosi, costretti a fuggire dal fuoco delle armi, dall’indigenza, dal sopruso, dal fanatismo religioso”.

(di Teodoro Fulgione/Ansa)

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